Processionaria all’attacco nelle campagne montane di Rignano Garganico? Sembra proprio di si.
Il termine deriva dal loro spostamento in fila indiana, ossia in processione. Come noto, la stessa dal punto di vista scientifico e floristico è un artropode appartenente all’ordine dei lepidotteri e alla famiglia delle Norodontidae. Si tratta di larve di lunghezza compresa fra i 3 e 4 centimetri (vedi foto). Normalmente sono ricoperte da una serie di peli urticanti che si possono staccare facilmente dal loro approdo arboreo e trasportati dal vento possono intaccare anche gli animali e l’uomo, procurando alla pelle degli stessi arrossamenti e orticaria o se inalati per via del vento, disturbi vari allo stomaco, all’intestino, agli occhi, ecc. Si nutrono normalmente delle foglie degli alberi, in particolare dei pini che hanno fogliame di tipo dolce, ma anche di leccio. Specie arborea, quest’ultima, assai diffusa nei due boschi contigui di Rignano: Lucito e Iancuglia. Ci siamo recati sul posto e abbiamo notato che la vegetazione colpita da verde scuro che caratterizza soprattutto il leccio, un sempreverde, hanno acquisito un colore quasi marrone, come se stessero seccando. All’uopo abbiamo scattato diverse fotografie per coglierne le particolarità ed anche l’intensità e densità del fenomeno che se persiste ancora, secondo alcuni, nel giro di poco tempo potrebbe se non distruggere compromettere larga parte del manto arboreo spontaneo locale. Qui il bosco esiste da tempi immemorabili, custodito com’è da sempre dall’Ente Pubblico, ieri dal Comune, che sguinzagliava le sue guardie in ogni dove per impedire il taglio-disboscamento e da alcuni anni da altri. In concreto lo stesso comprenderebbe parecchie centinaia di ettari quasi tutte inserite nel Parco Nazionale del Gargano. L’effetto visivo che si ha sembra pari a quello della xylella, un batterio che si annida solitamente nella linfa degli ulivi, come negli ultimi tempi nel Salento, portandolo all’essiccazione completa nel giro di poco tempo. L’unica differenza è che i primi agenti sono invisibili, i secondi ben visibili, anche perché preferiscono le cortecce degli alberi e come accennato le foglie. Gli esemplari adulti di processionaria – una volta compiuta la metamorfosi che avviene sotto terra – emergono dal terreno durante i mesi estivi (giugno – luglio), come nel nostro caso. Poco tempo dopo, le femmine cercano le piante adatte per deporre le uova (nel caso della processionaria del pino, le femmine prediligeranno i pini; mentre nel caso della processionaria della quercia – leccio, le femmine preferiscono tali tipi di albero. Fin dalla nascita, queste larve sono estremamente voraci e, come accennato, sono in grado di nutrirsi delle foglie della pianta su cui sono nate. Con l’avvicinarsi dell’autunno, però, gli esemplari di processionaria più giovani comincia a costruire il caratteristico nido, all’interno del quale affronteranno l’inverno. Le larve in questione, infatti, sono animali che non amano il freddo e le temperature molto basse possono anche ucciderle. Le larve, nutrendosi delle foglie degli alberi, provocano un grave indebolimento nelle piante che si trovano così più facilmente esposte all’attacco di parassiti secondari e al rischio di morte. L’unico rimedio di contrasto in questo caso per combattere la processionaria resta l’insetticida biologico.: la lotta microbiologica alla processionaria è il metodo di contrasto maggiormente utilizzato è l’insetticida. In termini scientifici è il Bacillus thuringiensis kurstaki (Btk), un microorganismo in grado di infettare la larva di processionaria, danneggiandone i centri nervosi e paralizzandola. Lo stesso può essere diffuso mediante atomizzatore, oppure mediante apposito elicottero. Si spera!
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.