Il fratello di Peppino Impastato, giornalista ucciso dalla Madia, ha incontrato oggi i ragazzi del Liceo di San Severo alla presenza del dirigente scolastico Filomena Mezzanotte.
di Andrea Ruscitto
Le istituzioni scolastiche di San Severo, tra le prime a rispondere contro gli ultimi avvenimenti di cronaca che hanno interessato l’intero territorio della capitanata. Si è concluso da poco l’incontro con Giovanni Impastato fratello di Peppino Impastato, giornalista ribelle che pagò con la morte le sue denunce contro la mafia.
Il dirigente scolastico la Dott.ssa Filomena Mezzanotte del Liceo Rispoli-Tondi di San Severo, apre l’istituto al tema della legalità e sensibilizzazione sulle lotte alle mafie, intervenendo e ospitando l’autore del libro “Impastato mio Fratello” ed affrontando tematiche di legalità e sensibilizzazione.
A coadiuvare l’ incontro anche le i docenti referenti del progetto dell’insegnamento trasversale dell’educazione Civica, dello stesso istituto prof.sse Alessandra Falcone e Maria Antonietta Franco, che assieme agli alunni hanno contribuito ad arricchire notevolmente l’iniziativa. Il progetto proposto dall’Amministrazione comunale di San Severo, Assessorato all’Istruzione e alla Cultura, ha la finalità di sensibilizzare le giovani coscienze nella lotta alle mafie.
“Sono trascorsi 43 anni da quando la mafia ha ucciso mio fratello Peppino , più volte le indagini sulla sua morte furono archiviate. Ed è solo nel 2002 che si arrivò a condannare all’ergastolo, come mandante dell’omicidio, il boss don Tano Badalamenti, rimarca con attenzione Giovanni Impastato.
Ci sono voluti molti anni perché Peppino venisse riconosciuto come vittima di mafia, e ottenere giustizia, nell’indifferenza di un paese reticente, che non voleva vedere , né tantomeno sentire , chiusa a riccio nell’omertà. Anche se gli esecutori materiali del delitto moriranno prima di essere condannati, saranno, poi, i mandanti ad essere giustiziati ed avere l’ergastolo. Continua Impastato, alla fine degli anni settanta erano in pochi a denunciare gli interessi della mafia di Cinisi nonché le infiltrazioni per la costruzione dell’aeroporto di Palermo, le speculazioni edilizie, e il traffico di droga con i cugini d’America.
L’incontro come si evince è stato pieno di energia a dimostrazione di come la forza dei giovani e il forte senso di comunità non hanno prezzo.
Emozionante anche qualche aneddoto su Peppino che Giovanni ha rilasciato dietro le domande fatte dagli alunni, come il racconto toccante della Madre Felicia quando in tribunale con fermezza puntò il dito contro Tano Badalamenti, all’epoca in video conferenza dall’America, additandolo come l’uccisore del figlio. Episodio che Giovanni tiene a sottolineare come la donna chiedesse con forza giustizia e non vendetta per il giovane figlio ammazzato. Ancora un altro episodio riguarda da vicino suo fratello Peppino e la sua passione morbosa verso l’arte, tanto da azzardare ad immaginare per lui una carriera come artista o gallerista.
“Peppino la criminalità organizzata l’aveva conosciuta sin da bambino, direttamente nella sua famiglia, lo zio, Cesare Manzella, era addirittura il boss di Cinisi. Nonostante questo non si è mai sentito parte di quella società malata, che desiderava cambiare e ricostruire con sani principi di uguaglianza e di giustizia sociale. Tutto ciò lo portò ben presto a rompere con mio padre e con gli altri membri della famiglia collusi con la criminalità organizzata”.
Diversi gli interventi dalla Dirigente scolastica Dott.ssa Filomena Mezzanotte che ha tenuto a sottolineare l’importanza della partecipazione civica e sociale, specie dei giovani ,su determinati temi , per essere protagonisti con segni concreti di impegno. Ecco allora che anche un piccolo gesto potrà avere un grande rilievo se sarà il gesto di tanti.
Altri interventi vedono la piena partecipazione degli alunni e del sindaco della città di San Severo Francesco Miglio che ha rimarcato la presenza delle istituzioni contro la mafia, ha ricordato come, sebbene, la Sicilia sia stata una terra difficile, oggi l’antimafia stia rispondendo ancora con più fermezza ,segno di una società che vuole cambiare e migliorare. Il primo cittadino chiude con una lezione magistrale dinanzi ad una platea di studenti, contro il bullismo nelle scuole considerandolo l’embrione della criminalità che, quantunque, con forme diverse risponde sempre alla stessa logica mafiosa del più forte contro il più debole e che pertanto va a priori combattuta.
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