Per via dell’aumentato contagio Covid 19 e al fine di evitare possibili assembramenti, l’atteso evento sul tema “Erbe spontanee commestibili” in programma nel pomeriggio di oggi alla Biblioteca Comunale di San Marco in Lamis è stato rinviato a data da destinarsi.
Quello di andare per campi a raccogliere erbe è un’antica e diffusa abitudine che ancora oggi esiste e resiste in quasi tutto il Promontorio e in generale nell’intera Capitanata, Basti pensare ai “Terrazzani” del Capoluogo, che coinvolgeva l’intero popolo minuto. Ieri lo si faceva soprattutto per sfamarsi a buon mercato, oggi più che altro per farsi una rigenerativa camminata o per hobby. Pertanto il numero dei “cercatori” si è ridotto all’osso., Da qui la necessità di incrementarne il numero, anche per non disperderne la cultura gastronomica collegata a siffatta pratica.
Nei tempi passati la conoscenza delle erbe veniva trasmessa per storia orale da genitori a figli. Il convegno serviva proprio a questo scopo, ossia a conoscere e a far conoscere la bontà e i sapori delle erbe, nonché i piatti che con esse si poteva confezionare. Basti pensare che il pancotto, piatto tipico dei tempi passati, si faceva addirittura con una mistura di almeno una decina erbe. Tra quelle più conosciute, troviamo: finocchietto, cicorie , cicorioni , caccialepri, cacigni, bietole selvatiche, “regine” (cicorie grasse), borragine, rucola, porcacchia, carducci, ‘ e via discorrendo.
A scegliere il tema in parola ci aveva pensato il locale circolo Auser (l’Università della terza età della CGIL), presieduto da Felice Lariccia (giornalista), ricevendo da subito il plauso-patrocinio dell’Amministrazione Comunale in carica, guidata da Michele Merla, interessata a non far disperdere la tradizione. L’iniziativa, coordinata dal giornalista Angelo Del Vecchio, avrebbe visto come docente Antonio Paglia, esperto conoscitore della materia e, tra l’altro, l’intervento della scrittrice Grazia Galante, profonda conoscitrice delle tradizioni sammarchesi e garganiche in generale.
Un tempo di raccoglitori – venditori di simili verdure selvatiche se n’erano tantissimi. Ora, a portare la ‘bandiera’ dei raccoglitori, sono rimasti in pochi, quelli che lo fanno per hobby, ossia per godersi qualche ora di aria pura tra le sconfinate campagne vicine e lontane e soprattutto per la ricerca fine a sé stessa. E sono per davvero felici, quando si trovano all’improvviso di fronte a questa o a quell’altra primizia di verdura stagionale. Affondano immediatamente il coltello e la estraggono con delicatezza, rimettendola nel ‘comodo’. Dopo di che lo portano via seduta stante, riprendendo il cammino di ritorno, al fine di rimettere il tutto in frigo, per preservarne la freschezza, in vista della bisogna culinaria, prossima o ventura che sia. Arrivederci presto, speriamo tra qualche settimana, al nuovo appuntamento!
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.