Lavori ultimati, si va dritti verso l’apertura del Museo di Grotta Paglicci, archiviata ipotesi Vittorio Sgarbi, si pensa a Mario Tozzi o Alberto Angela. L’Amministrazione Comunale di Rignano Garganico al lavoro d’intesa con la Soprintendenza Archeologica della Puglia.
Cercasi presentatori per l’inaugurazione del Museo Paleolitico di Grotta Paglicci, a Rignano Garganico. In ciò sono impegnati notte e giorno gli amministratori del più piccolo Comune del Gargano, con in testa il sindaco Luigi Di Fiore e la vice e responsabile al ramo, Viviana Saponiere.
L’obiettivo è di dare al sito, da tempo noto in tutto il mondo, il giusto rilievo di pubblicità sulle testate cartacee e on line italiane ed estere, per trarlo dalla secca dell’ignoranza in cui è precipitato fin dal 2004, anno dell’ultima campagna di scavo e dal trapasso della guida di essi dal compianto Professore Arturo Palma di Cesnola alla collega si lui, Anna Maria Ronchitelli, attuale dirigente del settore e docente presso l’Università degli Studi di Siena.
Istituto, quest’ultimo che, per quasi mezzo secolo, ne ha condotto la ricerca, portando alla luce reperti che hanno ulteriormente approfondito la conoscenza dell’origine e dei primi passi dell’Uomo, appunto il Paleolitico, ossia a cominciare dagli strumenti litici ancora allo stato grezzo. Tanto lo si fa in vista di una data certa da scegliere nel mese di luglio dell’anno in corso per la suddetta manifestazione, durante la quale sarà presentato pure il romanzo dal titolo “Giornale di scavo”, scritto dal sopraccitato accademico senese, chiamato a guidare per molti anni l’Associazione internazionale del settore, in veste di v.presidente. Non a caso nel 1996 fu lui ad organizzare la seduta italiana, facendo intervenire a Forlì, paleontologi e studiosi da tutti il mondo.
In proposito i nomi che si fanno per l’anzidetta presentazione sono tre. Archiviata l’ipotesi di coinvolgere Vittorio Sgarbi, già dirigente della Soprintendenza, politico, uomo di spettacolo, critico d’arte, autore di libri sul tema e voce ‘strasentita’ in tutte le salsi alla TV. Il suo nome era secondo molti appropriato, perché a Paglicci c’è la pittura parietale in ocra rossa dei cavalli, l’unica nello Stivale, di siffatto periodico e in più una infinità di graffiti e scene naturalistiche tra le più belle e significative del pianeta (e tantissime altre opere artistiche).
Fa poi da ciliegina sulla torta il nome dato al paese, ospite della grotta, chiamato Capriano (nel romanzo di Palma Di Cesnola – nda), ossia paese delle capre, un termine attualissimo per il mattatore Sgarbi.
Il secondo nome che si fa è quello di Alberto Angela, il noto paleontologo e conduttore dei programmi di divulgazione scientifica di ieri e di oggi tra i più noti e seguiti dei canali della TV pubblica. Il riferimento, tra l’altro, è a Quark e SuperQuark. Il suol nome, però, è legato alla trasmissione Passaggio a Nord Ovest.
Infine, corre il nome anche di Mario Tozzi, giornalista e divulgatore scientifico di ultima generazione, conduttore del programma “Sapiens, un solo pianeta “di Rai Tre, nonché componente del CNR e docente presso l’Università degli Studi de “La Sapienza” di Roma. Città, quest’ultima dove è nato da famiglia originaria di Margherita di Savoia, ed ha studiato e mietuto i principali successi della sua vertiginosa carriera.
I reperti di grotta Paglicci non sono di tipo sporadico o riservato solo a un determinato periodo, ma abbraccia l’intero Paleolitico (Inferiore, Medio e Superiore), a cominciare da Cinquecentomila anni da oggi sino alle soglie del neolitico, ossia a 11 mila anni. Alcuni di essi sono ancora in fase di studio presso la stessa Siena e in altre Università e centri studi italiani ed esteri. Tra questi c’è un sasso di pietra rotondeggiante, dove vi sono graffiti circolari, interrotti da punti e linee, tipo alfabeto Morse. Segni che danno l’idea di un linguaggio primitivo. Se così fosse, il risultato sarebbe per davvero rivoluzionario e sconvolgente, perché cadrebbe da subito l’ipotesi della divisione tra Preistoria e storia dalla scoperta della scrittura. La ricostruzione del volto della donna di Paglicci, risalente a 23 mila anni fa (tre anni in meno del ragazzo di tipo Cro Magnon scoperto nel 1971) operata, sulla scorta del Dna, dal Professore Francesco Mallegni, già docente dell’Università di Pisa, ritenuta una bellezza di tipo mediterraneo, come quella attuale, rompendo così l’ipotesi di soggetto uni-sesso di tipo mascolino, ritenuta dalla maggior parte dei paleontologi.
Che dire poi della farina di avena di 32 mila anni fa, scoperta su uno dei grandi pestelli di pietra, da uno studioso americano, ritenuta a seguito della datazione con C 14, la più arcaica del mondo. Ma questa è un’altra storia.
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