Celebrata nel tardo pomeriggio di ieri la Santa Messa commemorativa a suffragio dell’anima di Giulio Stilla, insigne professore di Storia e Filosofia, deceduto pochi giorni fa, di cui già demmo notizia. Si tratta della prima in tal senso promossa dopo il ripristino della riapertura ufficiale dei templi.
La cerimonia, officiata dal parroco, Don Santino Di Biase, assistito da Antonio Cozzetti, chierico di lungo corso e docente di religione in Toscana, si è svolta nella rinascimentale e suntuosa Chiesa Matrice dell’Assunta, ubicata nel cuore del centro storico di origine e fattura medievale. Vi ha assistito un discreto numero di fedeli, per lo più composto dai famigliari ed amici stretti, in numero adeguato e regolarmente distanziati . Forse una settantina in tutto. Secondo le stime Coronavirus, data la considerevole capienza della struttura ne avrebbe potuto contenere quasi un centinaio. Il momento – clou si è avuto dopo la lettura del Vangelo del giorno con l’omelia del celebrante, incentrata tutta sul discorso del rapporto tra Religione e Scienza e tra quest’ultima e la cultura. Un conflitto sapientemente concluso con la sintesi della fede in Dio. Principi, questi, ultimi espressi con lungimiranza da San Paolo nelle sue lettere ai gentili e successivamente dai Santi padri della Chiesa, a cominciare da Sant’Agostino. Il defunto era un di questi, ossia era sì un uomo dialettico e colto, ma illuminato nel contempo dalla sua fede in Dio, uno e trino. Non a caso era un cristiano praticante ed onnipresente in tutte le funzioni religiose ordinarie e straordinarie. Lo è stato anche, come ricordano alcuni suoi compagni di vita e di studi, quando alcuni decenni or sono si acuì anche in paese, per motivi prettamente politico-amministrativi, una spaccatura tra parrocchia e fronte laico. Pure essendo schierato da questo lato, Giulio non ruppe mai con la chiesa ufficiale. La sua posizione, che poi contribuirà tantissimo al superamento della crisi, fu molto apprezzata e condivisa dall’intero popolo e dai sacerdoti. Al termine, l’unico cruccio patito dai partecipanti è stato il mancato e usuale abbraccio con la moglie, le due figlie, il genero, e il resto della famiglia. E ciò conformemente a quanto aveva in precedenza avvisato lo stesso don Santino, aiutato nel campo dell’osservanza dei comportamenti da alcuni rappresentanti dell’Associazione ex-Vigili del Fuoco in Congedo – Protezione Civile, disposti presso il presidio allestito all’ingresso per la fornitura del gel di sanificazione e delle eventuali mascherine. Per di più il viavai non c’è stato per via della suddivisione tra entrata e uscita, operata, grazie alla presenza della seconda porta di ingresso – uscita, in funzione ad est, unica vestigia del suo passato di tempio romanico.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.