E’ venuta meno un’altra colonna portante del forno dei ”Resta”, a Rignano Garganico. Si tratta di Lina, alias Caterina Lombardi,
vedova infaticabile di Peppino Resta, fondatore dello stesso, scomparso pochi anni or sono. La stessa si è spenta ieri mattina alle prime ore dell’alba, come si è tenuto a sottolineare su face book, per essere, poi, seppellita nel locale cimitero accanto ai suoi cari, dopo la Santa Benedizione, impartita dal parroco, Don Santino Di Biase. Pare che sia venuta meno per via di antica malattia, psicologicamente aggravatasi dopo la morte del marito, al quale era assai legata dal sentimento e dalla condivisione comune di sacrifici ed impegni. Lo era fin da quando, per vari anni, aveva sopportato la lontananza del marito, emigrato in Germania per lavoro. Infatti, dopo la perdita dell’amato, il suo sorriso luminoso e sincero pressantemente stampato sul volto si era alquanto appannato. Ma non per questo, la donna, paziente e tutto fare, aveva visto venir meno l’apprezzamento del popolo rignanese, soprattutto dei bambini e ragazzi, sempre accontentati dalla sua mano generosa con pezzi delle sue saporite ed ambite pizze strapaesane, al pomodoro, all’olio ed origano o con le patate a vista. Il forno era la sua casa, nonostante gli acciacchi dell’età. Lo era per davvero in quanto contiguo alla sua abitazione. Dopo la morte del marito, la gestione del forno passò ai figli Giovanni e Luciano e da poco ai figli di quest’ultimo, Katia e Giuseppe (sempre sotto vigilanza e guida), che ne portano avanti, assieme agli altri cugini, la tradizione e l’economia dell’azienda. Ma lei fino all’ultimo giorno non aveva tralasciato mai la sua presenza, seguendo con gli occhi i lavori e dando consigli. Lo faceva specie nelle giornate di maggiore movimento, assolvendo servizi vari all’interno del “forno”. Grazie al suo contributo di idee e passione, al forno è stata assicurata la produzione costante di altre specie buone della cucina locale. Il riferimento è alle tipiche pizze paesane, ai dolci di Pasqua e a quelli di Natale, noti in tutto il comprensorio, come i calzoni con le cipolle “spunsale” (novelle), le citate pizze con il pomodoro, quella all’origano, la sfoglia a cappello di prete e in campo dolciario, gli scaldatelli, i taralli, i prupate e i tarallini canditi, le cartellate, le skarole, gli gnocchi e, per finire, le scarpèdde, che vanno a ruba soprattutto nei periodi freddi dell’anno. Insomma, l’ attività, oltre a far campare tutta la famiglia allargata, gratifica tutti gli operatori impegnati, perché fatta di creatività, di cultura e di tradizione. La presente testata giornalistica esprime all’intera famiglia la più stretta vicinanza Addio Lina, resterai per sempre nei cuori dei tuoi clienti!
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.