Buon compleanno a Geppe Inserra! Il riferimento non è all’età, bensì alla sua professione di giornalista di lungo corso. Un ‘attività, quest’ultima, che senza interruzione alcuna ha esercitato, infatti, per 40 anni.
L’anniversario cade, domenica13 ottobre, data della sua iscrizione all’albo dei giornalisti di Puglia , comprendente allora anche la Basilicata, avvenuta appunto nel 1979. Classe 1954, studi classici e laurea in Filosofia, a quel tempo egli faceva parte della redazione foggiana de La Gazzetta del Mezzogiorno. Una mattina fu lui ad aprirmi la porta dell’ufficio situato al II piano del noto Palazzo dell’Acquedotto. Per me era il primo giorno di attività di corrispondente da Rignano Garganico (poi, lo sarò anche di San Marco in L. e saltuariamente anche di S.Giovanni R.), seppure residente in città da alcuni anni. Appena fui dentro, l’intervenuto, dopo avermi salutato, mi accompagnò subito dal capo-redattore, Anacleto Lupo, che mi accolse con grande cortesia. Lo conoscevo da qualche tempo, essendo lui un frequentatore assiduo del Crsec di Via Manzoni. Era stato lui a sollecitarmi di scrivere qualcosa per il giornale. Gli consegnai il mio primo dattilo – scritto riportato su la tipica carta intestata. Una trentina di righi in tutto. Il mio interlocutore lo lesse di un fiato e si compiacque, dicendomi in tono confidenziale: “Benissimo, allungalo di cinque righi”. Quindi, mi accompagnò sino alla sala grande, dove appunto stava Inserra e gli altri, e mi indicò la macchina da scrivere poggiata sull’apposito scranno. L’emozione mi prese da cima a fondo. “ È una parola – dissi a me stesso- come posso scrivere altri righi, se ho già detto tutto?”. Stetti fermi qualche minuto, ma poi rileggendo l’articolo, aggiungevo questo o quello aggettivo. Precisavo e integravo. Insomma, in pochi minuti, approntai lo scritto. Il capo fu contento e seduta stante lo mise nell’apposito sacco in partenza straordinaria, via treno, per Bari. L’articolo era intitolato “Rignano, paese delle vedove!” . In esso si parlava di un motto affibbiato al paese dalla tradizione per via della morte prematura di uomini e mariti, impegnati a fare su e giù dalla collina per raggiungere il luogo di lavoro nella piana sottostante. Questi ultimi, dopo aver salito a piedi la montagna, arrivavano in cima sudati e stracchi. Per cui era inevitabile il colpo d’aria e il conseguente attacco di bronco-polmonite. Allora non c’era ancora la penicillina e dopo tre giorni te ne tornavi immancabilmente al Creatore. In quei giorni mi era stata recapitata a casa una tesi di laurea sull’andamento demografico locale negli ultimi due secoli. Leggendo i dati , scoprii a primo acchito che il numero delle vedove era di molto superiore a quello dei vedovi. Il tutto coincideva, dunque, con il contenuto del motto in questione. L’articolo ebbe successo pieno, anche perché fu illustrato da una fotografia riportante un gruppo di donne vestite di nero. Si trattava di una foto di archivio, ma i lettori, che non lo sapevano, intravedevano in esse questa o quell’altra compaesana. Ecco che ti fa un racconto veritiero…! In conclusione, cominciò da quel giorno la mia attività di giornalista, non come l’altro, ma a tempo perso. Ricordo che allora erano attivi in redazione , oltre a Geppe, Alfredo De Michele, Gianfranco Sammartino, Ernesto Tardivo, Franco Russo (futuro direttore della testata), Lello Vecchiarino (col quale scrivevo su Stampa di Puglia di Walter De Ninno) Filippo Santigliano e tanti altri, dei quali diventai da subito amico. Sono passati anche per me quarant’anni. Di essi, una trentina li ho trascorso in continuità presso La Gazzetta e successivamente presso altre testate nazionali, a parte gli innumerevoli periodici da me diretti. Tre anni dopo anch’io sarò iscritto all’albo professionale, con la cartella artistica, anzi con il cartellone, contenente articoli pubblicati escluivamente sul predetto giornale. Ciò accadde il 23 novembre 1982. In occasione della presentazione della domanda di iscrizione, fui accompagnato a Bari dallo stesso Lupo. Trascorsi una giornata bellissima ed emozionante. Grazie a lui, ebbi modo di conoscere e stringere amicizia con il presidente dell’Ordine, Oronzo Valentini, padre di Giovanni, il futuro direttore di Repubblica, che apprezzò tantissimo i miei articoli. Al ritorno passammo a visitare lo scultore Antonio Di Pillo, attivo in quel di Trinitapoli, ma di questo mi riservo di raccontare di più in altra occasione. Sempre di Geppe ricordo il conferimento e ritiro de il Premio Gargano, avvenuto in quel di Vieste (Pizzomunno). Ci andai come assessore alla Comunità Montana del Gargano. Essendo un abile e colto affabulatore, il festeggiato, a differenza di me, ha avuto una brillantissima carriera non solo nel campo della carta stampata, ma anche in quello televisivo e poi nel Cinema, con i suoi originali corto e lungometraggi. Ultimamente ha sfondato anche nel Web. Lo ha fatto con Lettere Meridiane, la testata online più letta e completa della provincia di Foggia, grazie al suo fornito archivio sulle memorie patrie, che solo lui ha saputo strappare dall’oblio e consegnarle a noi con il suo raffinato e comunicativo linguaggio, fatto sì di parole semplici e comprensibili da parte di tutti, ma condito di tanto in tanto di parole nuove rilevate dal suo vasto vocabolario personale, arricchitosi nel corso del tempo, grazie ai suoi approfonditi studi ed esperienze sul campo. Con Geppe ho avuto conoscenze ed amicizie comuni. Tra l’altro: oltre al citato Lupo, Michele Protano, politico socialista e presidente della Provincia di lungo corso (anche medico curante della mia famiglia); Matteo Fusilli, uomo politico ed amministratore di lungo corso del Parco, Giuseppe Normanno, esperto di cinema e tanti altri, di cui sarebbe lungo fare il discernimento e la conta. Geppe ha scritto una vera e propria enciclopedia di articoli vari ed ha in conto una consistente produzione letteraria e di testi scritti e video in materia cinematografica. Alcuni di essi hanno avuto una eco anche a livello azionale. Come me è stato uomo pubblico, sia come eletto, sia come dipendente e dirigente di lungo corso alla Provincia. Per quanto mi riguarda ho esercitato funzioni similari, prima nella Società Umanitaria e poi alla Regione Puglia (animatore e responsabile Crsec distrettuale), al Comune di Rignano e soprattutto alla Comunità Montana del Gargano, dove ho ricoperto la carica di assessore alle OO. e LL.PP. A differenza di me è stato un apprezzato dirigente sportivo. Non mi resta che augurare a Geppe altri cent’anni di impegno professionale nel giornalismo e nella cultura, indispensabile per risollevare la nostra Capitanata dalla crisi profonda in cui è avviluppata ed avviarla verso la crescita in ogni campo dello scibile e dell’economia. Ad Maiora. Antonio Del Vecchio
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Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.