Breve, concisa ed essenziale la conversazione sulla Letteratura Critica di Pasquale Soccio, svoltasi l’altra sera, a San Marco in Lamis. Precisamente la stessa ha avuto luogo presso l’omonima sede del sodalizio, ubicata al piano rialzato del moderno ed accogliente Palazzetto della Biblioteca Comunale.
Ad introdurre il tema è stato il presidente del sodalizio organizzatore, l’on. Michele Galante, che ha illustrato i passi salienti del programma. Dopo di che ha preso la parola, la consigliera delegata al ramo, Meriligia Nardella. Quest’ultima, dopo essersi scusata per l’assenza del sindaco Michele Merla, impegnato altrove, si è doluta assai per l’assenza dei giovani e la diserzione pressoché totale degli alunni del locale Liceo Classico, considerato sino a qualche tempo una istituzione non plus ultra nel firmamento della scuola pubblica regionale e forse anche nazionale, sfornando ogni anno spiriti eletti per l’Università e futuri dirigenti in ogni campo dello scibile. Basta citare l’attuale presidente del Governo Nazionale, Giuseppe Conte, che presto rivisiterà la sua scuola. Mezz’ora in tutto, ossia il doppio dell’arco di attenzione psicologicamente riservata dagli individui fissata, come risaputo all’accademico quarto d’ora, la prevista conversazione tenuta da Domenico Cofano, già ordinario di Letteratura Italiana all’Università di Foggia. Quest’ultimo grazie al suo linguaggio stringato e chiaro ha tirato fuori dal suo fornito bagaglio di conoscenze dirette ed indirette sul tema, concentrandosi in particolare sulla poesia di Leopardi e di Pascoli, che il Soccio ritiene sommi ed unici , a differenza di tanti altri critici, compreso Benedetto Croce, seppure non disconoscendo la sua vicinanza ideale e concettuale di carattere filosofico. Si differisce da lui, infatti, quando il primo confonde la poesia classica dei sentimenti con quel romanticismo. Altresì, mette in evidenza la conoscenza critica ed asettica che Soccio ha di altri autori, a cominciare da Ungaretti, Montale, Cardarelli e perché no anche dei nostrani, come per esempio Serricchio, peraltro ricambiato. Elenca, infine, e si compiace dell’apporto dato dai cosiddetti “socciani” (sia studiosi, sia studiati), cioè vicini al maestro garganico e alle sue opere somme, come Gargano Segreto, ecc. Il riferimento è ai Dell’Aquila, ai De Matteis, ai Cassieri, ai Fiorentino, ai Giuliani, ai Siani, ai D’Amaro, e a tanti altri esperti in questo e in altri campi, a cominciare dai Gifunni, ai Nocilla, rispettivamente segretari generali del Quirinale e del Senato ecc. Che dire, poi delle sue amicizie “francescane”, per esempio quella con P.Gerardo Di Lorenzo, superiore di Stignano. Col quale condivideva la “cecità” e lo stato di salute. Non a caso con lui si sentiva telefonicamente ogni sera, per raccontarsi i fatti della giornata e per scambiarsi la Buona Notte. Secondo il dire di molti, Pasquale Soccio è stato un soggetto ricco di umanità, indipendentemente dalle sue predilezioni. Sapeva condividere e fare propri concetti filosofici, sentimenti e saperi sia delle scienze esatte, sia di quelle che interessano l’umanesimo fine a se stesso e il cammino – destino dell’uomo nel mondo. Breve anche il dibattito, seguito con viva attenzione da una platea di professionisti, studiosi e docenti di levatura provenienti da ogni dove. Tra l’altro, sono intervenuti, il preside Cera, gli ex-alunni lucerini, Trincucci e De Vivo, nonché del giovane Soccio.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.