Torna di nuovo ad interessare la raccolta di poesie contenuta nel libro “Il ponte di Heidelberg” di Sergio D’Amaro, letterato tra i più prolifici in terra pugliese.
La pubblicazione, edita in forma cartacea nel 1990, poi in ebook e da poco in vetrina, è stata tradotta in lingua inglese col titolo The Bridge of Heidelberg (New York, Gradiva Publications), grazie a Cosma Siani, docente di Inglese all’Università Tor Vergata di Roma e profondo conoscitore dell’uomo e delle opere di Tusiani. L’edizione originaria conteneva nella premessa una serie di circostanze che spiegavano la nascita dell’opera, ora superate grazie alle riflessioni del tempo e dell’età.
Luoghi e compagni di viaggio, infatti, sono frutto tutti della sua fervida fantasia giovanile, ricca di studi filosofici e letterari che richiamano la Mitteleuropa, e ancora di più la Germania dell’Otto–Novecento con i suoi massimi esponenti nei diversi campi dello scibile e della creatività. Dietro i versi s’intravede un po’ di Gargano con i suoi monti e gli scogli rocciosi di Rodi, città dove l’autore è nato ed ha vissuto prima di arrivare a San Marco in Lamis, in cui vive ed opera tuttora da decenni.
In alcune sequenze poetiche fa capolino l’acqua con il suo moto che non è quello del mare, ma di un fiume che scorre, appunto, sotto il ponte di Heidelberg nella medievale città sul Neckar. In questo libro i versi usano una forma spesso colloquiale che si alterna con esiti di profonda meditazione. Si tratta di una cinquantina di ‘canti’ che coprono un arco di tempo ristretto che va dal 1984 all‘89. Un periodo breve che segna per sempre e matura il definitivo letterato che è oggi, dopo aver sciorinato opere su opere sia di tipo creativo (poesie e romanzi) sia di critica (saggi e studi sull’altrui lavoro).
Il suo stile fluido e ricercato fa di lui una delle voci maggiormente riconosciute dell’attuale contesto letterario non solo regionale. Uguale talento ha dimostrato anche nel giornalismo di terza pagina, collaborando ormai da oltre trent’anni, per esempio, a La Gazzetta del Mezzogiorno.
Egli ha fatto parte per qualche tempo anche del gruppo i Quaderni del Sud, che ha furoreggiato in ogni dove con le sue costanti ed originali pubblicazioni, riscoprendo nel territorio regionale tradizioni e autori di rilievo, come Francesco Paolo Borazio, poeta dialettale sommo del Meridione ed altri autori minori, portati alla conoscenza del grosso pubblico per via delle loro indovinate intuizioni. Tutto questo continuando un’illustre tradizione locale in cui spiccano altri nomi ben noti del luogo, già super nel mondo della letteratura, della storia e dell’arte.
Il riferimento è ai vari Pasquale Soccio, ai Tommaso Nardella e a Joseph Tusiani. Ecco perché, l’esame dell’opera odierna di D’Amaro non poteva passare inosservata soprattutto ad un esperto, anche lui assai legato allo stesso ambiente come il citato Siani che, dopo aver ritenuto l’opera in parola un piccolo ed irripetibile capolavoro, ha accettato da subito di farne la traduzione nella lingua per eccellenza internazionale.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.