Corre il 40° anno dell’Incoronazione della Madonna di Cristo, a Rignano Garganico.
Infatti, l’ultima volta che le fu imposto il sacro e regale simbolo risale al 31 ottobre 1981. E questo in sostituzione di quello antico strappatole dalla testa da mani ignote. Un episodio sacrilego, quest’ultimo, che scombussolò l’intero paese, per via della radicata devozione del popolo.
Il furto fu compiuto presso la chiesetta omonima, ubicata a circa 6 km dal centro abitato, mai presa di mira in precedenza , sia quando era custodita dagli eremiti, ossia da gente che colà viveva notte e giorno, avvalendosi di piccoli lavori e dell’elemosina della gente. L’ultimo di essi si chiamava Domenico Muscarella, detto Menicuccio, un uomo timorato di Dio scomparso pochi anni prima.
Dopo la malefatta, fu indetta una pubblica colletta dal parroco pro tempore, Don Pasquale Granatiero, a cui corrispose un’offerta consistente, sufficiente per l’opera nuova. La corona fu composta da mano esperta e rivestita di oro in quel di Napoli. La Madonna fu prelevata in pompa magna dalla sua sede ed incoronata nuovamente con una solenne cerimonia nella rinascimentale chiesa madre della Assunta in paese. Quindi, dopo un breve soggiorno, la statua tornò alla sua sede naturale, guardata a vista dai vicini allevatori che trasformeranno presto la loro dimora in un avviato e frequentato agri turismo, in funzione ancor oggi.
In quella occasione, per ricordare e tramandare l’evento ai posteri, fu scolpita un’apposita lapide e affissa sul lato destro della navata grande. Il testo è di Giuseppe Del Re, poeta e devoto di antica data, l’operazione artistica fu interpretata ed eseguita, invece, da Michele Leone – Marmi di San Marco in Lamis. A quel tempo i beni della Madonna di Cristo, compresa la chiesa erano amministrati dall’Ente Comunale di Assistenza (ECA), succeduta nella gestione alla Congregazione della Carità, preceduta a sua volta dal Montefrumentario, Istituto che con appositi fondi fondi aiutava i contadini nelle loro semine.
Successivamente il tutto passò alla gestione diretta del Comune, che provvide subito a sciogliere parte dell’antico nodo della titolarità, concedendo alla parrocchia il possesso pieno della Chiesa di San Rocco, in cambio della chiesa del Purgatorio, trasformata in un moderno Auditorium, ubicato nel cuore del centro storico di origine e fattura medievale. Mentre la Chiesa della Madonna di Cristo continuò ad essere proprietà del Comune. Tanto in attesa di tempi migliori per il suo adeguamento alla forma e allo spirito del Concordato.
La principale festa a lei dedicata si celebra ogni anno il martedì dopo Pasqua. E’ questa una ricorrenza assai cara al popolo, richiamando sul posto da secoli e secoli una moltitudine di cittadini e di forestieri, provenienti dai paesi vicini e lontani. E’ una festa diversa, perché viene consumata presso l’omonima cappella rurale, posta su un balzo roccioso ai piedi della montagna su cui sorge il paese.
La origine della struttura (a due navate), come la statua (intagliata in legno di ulivo), si perde nella notte dei tempi. Il primo documento storico che parla di essa risale, infatti, al 1176 ed era uno dei tanti possessi dell’Abazia benedettina di San Giovanni in Lamis (ora convento di San Matteo). La Festa è preceduta dal novenario, officiato ogni sabato. In tale occasione i devoti scendono a piedi, percorrendo l’antica mulattiera lastricata in pietra grezza che costeggia a zig-zag il versante meridionale dell’altura garganica.
Gli altri, specie i forestieri e gli operatori agricoli delle vicine campagne, raggiungono l’omonima piana che si estende nel primo gradone montano a 100 m sul Tavoliere, non più con carretti e “sciarabà” ma a bordo di comode e veloci automobili. In tutto alcune centinaia di persone per volta (il giorno della festa sono migliaia). Dopo la recita delle rituali e sentite preghiere in Cappella, molti, specie le comitive giovanili, si disperdono tutt’intorno a fare pic-nic per l’intera giornata, tra musiche, canti e balli. I più facoltosi, gli sprovveduti o i turisti occasionali si ristorano , invece, presso i Centri agro-turistici “Fiore” e masseria Paglicci, gustando prodotti e pietanze genuine.
E’ una Madonna considerata dal popolo assai miracolosa, come dimostrano gli innumerevoli ex-voto, un tempo custoditi nella sacrestia e la sua storia.
N.B. Notizie e riferimenti storici e di cronaca a cura di Antonio Del Vecchio
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.