La Biblioteca comunale di San Marco in Lamis ospiterà, mercoledì 15 settembre, la presentazione del libro di Carmine Pinto “La guerra per il Mezzogiorno. Italiani, borbonici e briganti. 1860-1870” (Laterza, Bari), un autorevole saggio storico che vanifica le tesi dei revisionisti antirisorgimentali.
All’appuntamento culturale, organizzato dalla Fondazione Soccio e dal Comitato provinciale dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, prenderanno parte insieme all’Autore anche Claudio Lecci, presidente della su citata Fondazione, Giuseppe Clemente e Michele Presutto, entrambi membri del Comitato provinciale dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano. Coordinerà Matteo Coco.
Carmine Pinto – professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Salerno e direttore nazionale dell’Istituto per la storia del risorgimento italiano – nel suo libro “La Guerra per il Mezzogiorno” propone un’interpretazione originale della nascita dell’unità d’Italia con dati scientifici e riferimenti storici nuovi, raccontando quella che è stata la prima guerra italiana, combattuta nelle regioni meridionali della nostra penisola, all’indomani dell’unificazione, tra i “lealisti” sostenuti dalla monarchia borbonica e gli “unitari” appoggiati dalla monarchia sabauda.
Con la forza di un’analisi rigorosa e di un’accurata indagine archivistica è riuscito a ricostruire gli avvenimenti di quegli anni cruciali individuando nella competizione tra i due schieramenti il profilarsi dello scontro tra due ideologie: il liberalismo costituzionale e l’assolutismo atavico, emblemi rispettivamente del movimento nazionale italiano e dell’autonomismo borbonico.
Il conflitto armato – che è stato particolarmente violento da ambo le parti e che ha visto la partecipazione di eserciti regolari insieme a volontari garibaldini, “briganti” e larghi strati della popolazione civile – si è concluso con la vittoria degli “unitari” e il successo del progetto di unificazione italiana. In questo suo lavoro di ricerca l’Autore rivisita in modo capillare il periodo più controverso della nostra storia nazionale, offrendo uno spaccato dettagliato della società meridionale con le sue dinamiche politiche, sociali e militari, senza tralasciare le molteplici interferenze internazionali nella questione italiana.
Con il suo racconto, scorrevole alla lettura, riesce senza provocazioni a smontare le tesi antirisorgimentali molto in voga negli ultimi decenni e a portare il dibattito storiografico a un livello di rigore scientifico, dopo che tale argomento era stato relegato dalla narrazione neoborbonica ad un’operazione finalizzata a mistificare la realtà dei fatti accaduti.
In sostanza “La guerra per il Mezzogiorno” di Carmine Pinto, che in virtù del suo straordinario impegno storiografico è stato vincitore della IX edizione del Premio Capitanata, può essere considerata un punto di riferimento importante per i cultori della storia del nostro Risorgimento.
N.B. La presente recensione è firmata da Maria Schiena, già docente di Lettere, ricercatrice e autrice di libri sul tema.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.