Da ieri in pensione Michele Aniceto (classe 1959) benvoluto e noto impiegato tutto fare presso il Comune di Rignano Garganico. Lo fa dopo 43 anni circa di meritevole impegno lavorativo, portato avanti senza grinza o critica da parte dei vari governi succedutisi nel corso degli anni.
Coniugato con Grazia Biancofiore, titolata ragioniera, ha due figli, entrambi accasati, Antonio (classe 1984), laureato in gestione aziendale e marketing (impiegato nel settore), e Matteo (classe 1987), tecnico caldaista di termosifoni. Il pensionato è già nonno da oltre un anno.
L’evento fa notizia perché è uno delle quattro unità del posto assunte nel 1982 in virtù della nota Legge ‘285’ del 1977, l’unica finora andata in porto per l’occupazione giovanile. Siamo in pieno centro-sinistra quello mandato alla gogna da Tangentopoli, formata da democristiani, socialisti, socialdemocratici e gruppo laico. Si tratta di quello stesso che, a differenza del secondo, ha sfornato anno dopo anno una infinità di riforme, a cominciare dalla nazionalizzazione dell’energia elettrica (Enel) allo Statuto dei Lavoratori, a firma dei socialisti Gino Giugni e Giacomo Brodolini, dalla scuola media unica al presalario universitario per i meno abbienti e meritevoli (i famosi primi tre esami), dal Servizio Sanitario Nazionale (preceduto dalla così detta Legge Mariotti (ministro PSI) alle varie leggi sulle cosiddette libertà civili, fortemente volute da socialisti e radicali, al tempo saldamente uniti nel pensiero e nell’azione.
A quel tempo le amministrazioni locali erano governate a maggioranza netta da formazioni di sinistra, intese in linea di massima come PCI-PSI, costituendo esempi di buon governo non solo del fare ma anche nelle idee e nella morale. Per cui la legge pro-giovani era considerata una loro legge.
Chi scrive a quel tempo era assessore socialista in seno alla Comunità Montana del Gargano, governata sin dalla sua istituzione da una maggioranza di sinistra, con presidenza pure socialista. Ad un tratto la sede della CM, ospitata allora in un ampio ex-appartamento alla periferia di Monte Sant’Angelo, fu letteralmente occupata da decine e decine di giovani, ma non in senso di protesta, ma perché pretendevano di lavorare, dopo aver seguito la loro preparazione di massima nei vari progetti sperimentati nei molteplici settori agricolo-forestali, artigianali e perché no anche nella pubblica amministrazione.
Il segretario del predetto Ente, ligio al dovere e alle norme, si dichiarò subito contrario e li mandò via al Comune di Monte S.A. Da lì il collega comunale lì rispedì indietro, ritenendo che la competenza spettava all’altro Ente. Il tiritera durò quasi tutta la giornata e nei giorni successivi. L’unico a difenderli a spada tratta c’ero solo io, trascinato dal loro entusiasmo e voglia di fare. Spirito che avrebbe rivoluzionato come lo sarà dopo, quando saranno assunti definitivamente per legge presso le predette strutture o quelle di provenienza, portando aria fresca e impegno incisivo nell’esercizio delle loro rispettive funzioni.
I quattro “285” di Rignano al momento della selezione furono prelevati dalla graduatoria dei disoccupati agricoli redatta dall’apposita commissione del locale Ufficio di Collocamento. Tra i primi classificati c’era anche una ragioniera, originaria del paese, ma abitante a Foggia. Qualche giorno prima dell’effettiva assunzione degli stessi presso i lavori forestali di competenza dell’Ente Montano, mi consultò la mamma dell’interessata, chiedendomi se in vista ci fosse qualche soluzione alternativa. Non voleva assolutamente che la figlia si trovasse a dover fare lavori manuali pesanti e per di più insieme a tanti ‘uomini’ (maschi). Cercai di convincerla a desistere e a mandare la figlia al lavoro, in attesa di una soluzione migliore.
La donna rifiutò e la figlia rimase disoccupata, a differenza di quattro ragazze sammarchesi che, a quanto ricordo – a distanza di una sola settimana di lavoro duro, passarono ad esercitare presso le strutture pubbliche preposte il mestiere preferito, quello di battere a macchina ossia la dattilografia.
Riprendendo il discorso di cronaca, va detto subito che la festa per Michele ha avuto un duplice svolgimento, ieri nel salone municipale con gli amministratori comunali e i colleghi dipendenti, e il prosieguo, oggi , in un noto ristorante di Borgo Celano con tanto di pranzo e di torta. Oltre ai famigliari e agli amici c’erano anche gli amministratori capeggiati dal sindaco Luigi Di Fiore e dal vice sindaco ed unico assessore Giosuè Del Vecchio.
Da non dimenticare che il festeggiato è figlio di Antonio, assessore operaio assai stimato negli anni ‘80 per l’impegno profuso a pieno mani nella soluzioni dei problemi quotidiani della gente e a sostegno dei lavori di scavo di Grotta Paglicci, noto sito di fama mondiale, diretto per oltre trent’anni dal concittadino onorario, Arturo Palma di Cesnola, di cui il predetto era diventato stretto collaboratore ed amico, assieme al suo dipendente il buon Tonino Vigilante. Entrambi non ci sono più, come d’altronde anche il ‘professore’ in menzione.
Dall’assunzione dei giovani ‘285 (così furono chiamati sempre) sono trascorsi quasi 40 anni e i ragazzi sono diventati adulti sulla soglia del meritato avvio alla pensione, come appunto Michele. Altri che ho conosciuto preso i Crsec della Regione Puglia erano quasi tutti laureati ed alcuni hanno fatto storia con l’esercizio di mansioni dirigenziali e la pubblicazione di libri.
Il vero plauso e l’augurio di meritato riposo dal lavoro svolto con tante difficoltà va al festeggiato di ieri e di oggi, il caro Michele, e a tutti gli altri giovani della 285/77 dipendenti del Comune o in esercizio presso altre strutture. Ad Maiora semper !
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.