Festa grande e partecipata, quella con Antonio Pio Saracino e il suo originale Arco inaugurato ieri sera in pompa magna, a San Marco in Lamis. Oltre alle pubbliche autorità civili, militari e religiose, c’era l’intero mondo della cultura, delle professioni e dell’economia.
Si è cominciato in Villa con la bella ed elegante assessora al ramo, Meriligia Nardella che dal palco ha intrattenuto dalll’inizio alla fine il variegato ed interessato uditorio, centrando i problemi e sollecitando con garbo ed empatia gli ospiti della serata, a cominciare dal festeggiato, ossia lo stesso giovane architetto Saracino, visibilmente commosso, che ha spiegato ad uno ad uno i suoi perché dell’opera da lui progettata e realizzata in loco con bravura da tecnici ed operatori del posto nel giro di due mesi circa.
Prima di lui erano intervenuti, a vario titolo e contributo, il sindaco Michele Merla, il maestro-musicista Luigi La Porta, in veste di presidente dei Lions club del posto, ideatore come anticipato ieri del Monumento in questione; quindi la sua vice, Flavia, che ha citato ad uno ad uno i temi e i risultati raggiunti dai Lions del distretto 108 nel campo della cultura.
Quest’ultimo, non a caso rappresentato in veste di governatori da due primi uomini e professionisti del luogo, come il longevo preside Raffaele Cera e il medico specialista Nicola Tricarico. Il primo per aver guidato e animato la Fondazione Soccio e l’altro per essersi interessato al famoso e vicino sito paleolitico di Grotta Paglicci, facendo riprodurre in souvenir i noti cavalli, considerato il reperto più arcaico del genere in Italia.
Il leit motivo degli interventi è stato il ricordo di Joseph Tusiani, da poco scomparso, che con la sua morte avrebbe passato il testimone alla giovane leva moderna. Qualche altro intervenuto ha definito, infine, San Marco, terra fertile di tantissimi altri talenti in ogni campo. Tra l’altro, Pasquale Soccio, grande letterato del Novecento e Donato Coco, designer vivente in campo automobilistico (Cetroen e Ferrari) tra più illustri e creativi del mondo, anch’egli segnato dal ‘pregio’ dell’emigrazione.
Il ‘festeggiato’ si è poi dilungato a spiegare la sua creazione e simbologia. In primis, ha detto che l’Arco nel suo insieme, rappresenta il passaggio obbligato dell’uomo e del pellegrino attraverso la Via Sacra Langobardorum sospinto dalla fede religiosa e nel contempo dalla voglia di perfezione che spinge ogni uomo. Le singole pietre rappresentano le tappe e i bordi i due conventi di Stignano e di San Matteo. C’è, infine, il pregio della ‘contemporaneità’ che ogni opera d’arte ha in sé ossia di interpretare nel contempo l’universalità e l’io.
Quindi, è seguita la consegna della ‘Fracchia’, realizzata in puro argento e messa a disposizione da uno stimato orefice del posto. Negli occhi e nella voce dell’interessato si sono notati segni di visibile commozione.
Al termine dei discorsi, sollecitati dal presentatrice, la platea si è spostata in Largo Piano (Piazza Europa), dove è stato ufficialmente tagliato il nastro inaugurale tricolore dal primo cittadino, al suon del’inno d’Italia, salutato dalle forze dell’Ordine, schierate a picchetto. Dopo di che la ‘festa’ è proseguita in villa, sempre osservando puntualmente le previste prescrizioni antiConvid (distanza, mascherine e lavaggio delle mani), con l’ascolto del concerto musicale diretto dal maestro Claudio Bonfitto.
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