Tre professionisti e imprenditori della Famiglia Demaio insigniti il 17 agosto a Rignano Garganico del Premio Jalarde 2024 (www.borgodivino.org). L’occasione utile per ricordare il loro grande nonno Domenico, capo-stirpe di una generazione di nipoti che fa onore alla terra garganica e dauna: Domenico, Antonio e Domenico.
Rignano Garganico, è un paese povero di abitanti sì, ma ricco di intraprendenza. Lo è in tutte le epoche e campi, dentro e fuori dal paese, a cominciare dal Paleolitico. È di pochi anni fa l’esame scoperta di tracce di farina di avena riscontrate dagli studiosi su un pestatoio in pietra emerso dagli scavi di Grotta Paglicci. Di certo la stessa farina è servita per ammassare il primo pane della preistoria.
Il rignanese-imprenditore si è distinto successivamente anche nel periodo della transumanza, dando vita a formaggi saporiti e a vestimenti in lana e a zimarre in pelle indispensabili durante i pascoli invernali. Chi non ricorda Padre Manicone, quando nella sua Fisica Appula parla dei caciocavalli rignanesi come tra i migliori e più gustosi di tutto il meridione d’Italia. Fama, quest’ultima, che manterrà integra sino ai nostri tempi con l’affermazione degli stessi nei vari saloni sul tema nazionali ed internazionali. Ed ora arriviamo ani tempi nostri.
Il capostipite: Domenico Demaio.
Da qualche anno abbiamo scoperto che al momento gli imprenditori più attivi in campo agricolo-biologico sono originari di Rignano. Il riferimento è al vino, all’olio e al pomodoro, come si dirà. Essi appartengono alla famiglia dei Demaio. Loro capostipite è Domenico, nato il 31 Marzo 1888 in paese in una delle tante case-grotte ubicate nell’omonimo quartiere di origine e fattura medievale.
Il papà si chiama Donato Antonio e lavora come bracciante e potatore in una masseria ai piedi del paese; la mamma è Maria Muscarella, soprannominata “tesa tesa”, per la sua altezza e dirittezza al di sopra della media.
Finite le scuole Elementari (le prime tre classi; le restanti, come si sa, saranno istituite in seguito), Domenico, nonostante la sua bravura a scuola e i giudizi positivi del prete, che lo voleva seminarista, segue il padre al lavoro nelle campagne. In poco tempo anche lui impara il mestiere di vignaiolo e di potatore e piantatore di ulivi. Assimila entrambi così bene, che un certo giorno, viene spinto dalla sua voglia di fare in completa indipendenza. Così, dopo averli salutati affettuosamente, lascia i genitori e va a cercarsi il suo primo lavoro indipendente: San Severo.
Il giovane è asciutto, bello e forte, e in quattro e quattrotto, viene assunto presso “Tale dei tale”, proprietario di un’avviata azienda fatta di ulivi e vigneti. La sua nobile arte manuale conquista subito il padrone, che gli fornisce oltre alla paga, vitto e alloggio nella sua masseria principale.
Ed è qui che conosce per la prima volta la futura moglie Marianna Garofalo. Si innamorano subito perdutamente. Dapprima si frequentano saltuariamente come possono di nascosto dai genitori di lei, ma dopo questi ultimi conosciuto i pregi del giovane, in un certo modo si affezionano anche loro, accogliendolo addirittura in casa.
Il trattamento si estende in seguito anche alla famiglia di lui nel corso di un viaggio lampo a bordo di traino sino al paesino. Il 20 gennaio 1912 gli innamorati si sposano e danno vita ad una famiglia, che sarà prolifica per quanto basta non solo per campare ma anche per progettare e rendersi autonomi in ogni bisogno.
Durante il matrimonio, i viaggi fino al paese si fanno sempre più rari, per motivi di percorso e di lontananza. Ma non quelli in pianura. Dapprima sarà lui stesso, il capostipite, assieme alla moglie a farli.
Luogo d’incontro, la solita masseria sotto Rignano, ovviamente col permesso dei proprietari a cui sono lontani parenti. Qui, rivede i suoi genitori e gli altri parenti. E’ un tran tran che si ripeterà in seguito per tutti i decenni successivi, occasionalmente accompagnati dai figli e più in là anche di nipoti. Domenico, morirà il 30 aprile 1957, pianto e compianto da tutta la famiglia: un vignaiolo, un potatore, un olivicoltore, un proprietario, sempre col sorriso sulla bocca e la voglia in corpo di fare e di progettare.
Antonio, l’ideatore della Tenuta Demaio.
I figli, ne seguiranno l’esempio ed oggi gli stessi nipoti. Così abbiamo in San Severo il nipote Antonio, laureato, già dirigente di scuola superiore, e proprietario dell’omonima “grossa tenuta “Tenuta Demaio“, dove si coltiva la vigna e l’olivo con il sistema antico e in special modo si vinifica e si conserva in modo naturale il vino, facendosi apprezzare ovunque nel mondo vicino e lontano. Si tratta di una cantina in vetta a San Severo. Altrettanto, dicasi dell’olio, limpido, profumato e gustoso che non ha paragone. Sarà premiato per le sue doti imprenditoriali.
Domenico, patron di Rosso Gargano.
Che dire, poi, di “Rosso Gargano”, di proprietà ed omonimia col capostipite Domenico Demaio? In base alla qualità del prodotto e alla quantità è unanimemente considerato il vero “oro rosso” della Capitanata, la più grande e potente azienda della provincia e della Regione, che esporta e si fa apprezzare in ogni dove. Grazie a lui il pomodoro garganico e dauno sta arrivando ai vertici delle vendite nazionali ed internazionali, fornendo in ogni dove gli Italia e gli amanti della cucina italiana. Sarà insignito del Premio Jalarde per le sue doti imprenditoriali e sulla sua visione futuristica delle imprese moderne.
Domenico, il comandante della Guardia di Finanza.
E non è finita, tra i cugini spicca, per la sua professione, anche Domenico Demaio, finanziere. Ha svolto il suo servizio nelle Fiamme Gialle per quasi 8 anni a Palermo ed per oltre 20 anni in provincia di Foggia, ultima sede proprio il Capoluogo Dauno, come comandante della sezione operativa. Si devono a lui a alla sua squadra diverse operazioni a contrasto di evasori, corrotti e corruttori. Sarà insignito del Premio Jalarde 2024 per i suoi alti valori militari e di polizia fiscale al servizio dello Stato Italiano.
Per restare aggiornati sul Premio Jalarde e su Borgo Divino 2024: www.borgodivino.org.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.
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