Ormai ci siamo. Ecco la due giorni delle feste patronali in onore dell’Assunta e di San Rocco, a Rignano Garganico. Le stesse, oltre al programma religioso in vista, assolto con credo e partecipazione, hanno visto protagonisti nel profano una serie di concerti canoro-musicali del repertorio più moderno, svoltisi in Piazza “S.Rocco”, gremita di pubblico, come non mai, con intorno baracche e baracchini colmi di specialità del posto.
Ora si riprenderà il 15 con Sante Messe, celebrate alle ore 8,30 nella Chiesa del Carmine, e alle 11.00 e alle 19.00 in quella matrice, dedicata appunto all’Assunta. Alle 21,30 seguirà lo spettacolo musicale del “Terranima”. Il 16 (San Rocco), si comincerà alle ore 9.00 con la sfilata nel vie principali del paese del complesso bandistico “Santa Cecilia”, diretto dall’impareggiabile maestro Claudio Bonfitto. Alle ore 10,00, processione nell’omonima via del centro storico di origine e fattura medievale. Come negli altri anni, alle ore 11.00 è previsto in Piazza “San Rocco” il solenne pontificale presieduto dal vescovo di San Severo, Mons. Giuseppe Mengoli, con la presenza delle autorità del posto. Si provvederà con la preghiera all’affidamento del paese al Santo Patrono, lo stesso che, come ci riferisce la storia orale, lo salvò per miracolo dai bombardamenti degli aerei americani diretti a Foggia nel 1943.
A ruota seguirà la benedizione dei lavori di restauro finiti da poco all’interno del tempio e all’esterno con la creazione del nuovo sagrato in pietra mista che dà luce ed eleganza estetica alla sua facciata di chiesa semplice. Il tutto, come noto, è stato progettato e diretto dall’ingegnere Antonio Fiore, coordinatore anche dei lavori dell’omonima piazza, di Largo Portagrande e dintorni. Ovviamente l’insieme del restauro – rifacimento è stato controllato e seguito con attenzione dai tecnici della Soprintendenza di Foggia, sotto la guida esperta e lungimirante di Anita Guarnieri.
Niente da fare, invece, per il ripristino in zona dell’omonima Croce, piantata nel 1907 dall’arciprete pro tempore, a ricordo della missione svolta in quell’anno dai Padri Passionisti. Un evento storico che suscitò entusiasmo e nel contempo i lavori di restauro che seguirono, sostenuti dall’obolo dei devoti, compreso quello più sostanzioso assicurato dalla colonia degli emigrati rignanesi a Filadelfia, come ricorda una lapide al suo interno. Lapide, quest’ultima, che presenta nomi e cognomi storpiati dall’improvvisato scalpellino e perciò va sistemata da subito, ponendo semmai accanto al marmo un elenco esatto e corretto degli oblatori e il trasferimento della memoria intatta alle nuove generazioni.
L’anzidetto diniego di ripristino della Croce da parte della Soprintendenza è dispiaciuto tantissimo a molti, seppure convinti che con il monumento – tempio non si azzecca affatto, perché considerato un pezzo importante della e storia del paese. Qui sostavano, infatti, i contadini che andavano o tornavano dai campi della montagna con i loro immancabili e cari asinelli. Qui, dalla sua base a scaloni in pietra salivano in groppa sui quadrupedi le loro mogli. Attorno ad essa giocavano le frotte dei ragazzi del quartiere, ecc.
L’arte e la tecnica talvolta non vanno a passo con i tempi e perciò certe cadenze vanno ripristinate con la memoria e non cancellate, come già accaduto per il Portale di ingresso di Largo Portagrande, abbattuto nel 1869 per l’arrivo dei Piemontesi e dell’Unità d’Italia o della cancellazione del simbolo dei fasci sugli stipidi lapidei dell’Edificio Scolastico di stile impero. No, la storia non va cancellata, perché la sua conoscenza ci permette di vedere chiaro e di combattere meglio i nemici dell’umanità e non viceversa. Quindi, urge il ripristino di questo pezzo di storia (Croce), che continua ad arrugginirsi sul primo”curvone” della mostagna, prima che sparisca per sempre. La stessa potrebbe essere ricordata e tramandata alle nuove generazioni, anche in un altro posto più frequentato del paese. Per esempio il “pizzo” del ben messo Belvedere Est Superiore.
A questo punto, il visto della Soprintendenza non può, né deve mancare, essendo quest’ultimo un bene culturale, a torto detto minore, di cui si parlò tanto della loro salvaguardia negli anni passati, grazie alla collaborazione con il medesimo organismo dello Stato assicurato dalla Regione Puglia. Non a caso, sono in vetrina e soprattutto in tutte le biblioteche nazionali, a cura di chi scrive, i volumi pubblicati a più edizioni. Tra l’altro, “I Portali di San Marco in Lamis”, condivisi ed ammirati dai letterati Soccio e Tusiani, nonché Rignano Garganico tra pietre e segni della Storia. Evviva l’arte e l’architettura, evviva la storia!
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.