Una Sinistra a guida socialista? Non è una idea peregrina, ma è una condivisione che sta allargando le sue maglie sempre di più, ora che la seconda Repubblica e i partiti che l’hanno sostenuto stanno deperendo a vista d’occhio, dopo tanti alti e bassi. Più di uno tra i suoi dirigenti ed ex dirigenti sono intervenuti per dire la loro, compreso ed en passant Biagio Marzo di Lecce, già parlamentare e componente la segreteria nazionale del partito, che del periodo craxiano in uno scritto fa la sua analisi al vetriolo e senza sconti per nessuno, tranne poche cose, sulle quali permarrebbero, secondo chi scrive, taluni dubbi e supposizioni di troppo.
Per esempio chi aiutò la folla delle monetine aizzata dai seguaci del Partito di Occhetto – D’Alema non furono i missini di Fini/Almirante, ma i leghisti diUmberto Bossi, ex comunista pure lui. Non a caso a perseguire la Pace nazionale e ad aprire il decantato Arco Costituzionale sarebbe stato lo stesso Craxi,mandando al Congresso di Almirante una sua delegazione, capeggiata (pare) da Martelli e compagni. E questo, forse condividendo in cuor suo il discorso aperturista portato avanti sull’altro fronte dal duo Almirante – Tatarella. Fini non c’entra nel discorso in quanto già fatto fuori dal partito di provenienza, peraltro gridato ai quattro venti dalla stessa vedova Almirante e poi radiato come dissidente da Berlusconi. Per di più l’ex-presidente del Governo, oltre ad essere perseguitato come Craxi e i Socialisti, avrebbe o meglio ha ospitato in tempi non sospetti nelle sue file il fior fiore dei Socialisti a cominciare da Stefania Craxi.
I veri nemici dei socialisti, secondo tanti di quegli ospiti, sarebbero i compagni ex comunisti di ieri e di oggi, che hanno o avrebbero visto e giudicato la politica e le sue cose sempre a senso unico e con spirito di superiorità, pur avendo perso costantemente ogni tappa della storia, dal 21 ad oggi. Per di più gli stessi non sarebbero affatto riformisti, se è vero come è vero che le uniche riforme portate avanti e realizzate sono quelle del primo Centro – Sinistra sostenute in primis dai Socialisti e dai loro alleati laici, liberali e radicali.
Non parliamo poi del cosiddetto “catto – comunismo”berlingueriano (incontro DC-PCI ipotizzato da Moro) – sentenzia un altro critico- che sarebbe stato fallimentare su gran parte delle sue felici intuizioni, distruggendo il laicismo e la libertà di credo insito nella cultura socialista e non solo. Prerogativa, quest’ultima, sempre salvata nel primo centro sinistra. La stessa corrispondeva solo ad un accordo di programma tra Dc e Psi, in quanto affini nella concezione orizzontale della società e mai in una unione filosofica e di credo. Ciascuno manteneva il suo credo e non credo.
Governo Meloni? I Socialisti, rimasti a sinistra, sollevano dubbi e critiche sugli interventi finora abbozzati o decisi da esso, ma lo fanno con toni diversi dal resto degli oppositori , rispettosi come sono dell’esito elettorale, mentre quelli che guardano a destra, oltre a riconoscere il pregio della vittoria, ne condividono appieno il realismo delle decisioni e gli obiettivi risolutivi. E questo in attesa che il PD e i suoi alleati facciano autocritica e chiedano loro scusa per l’accanimento giustizialista ed antisocialista del passato- remoto – recente. Per di più di Meloni condividono talune scelte atlantiste e la gradualità degli interventi nel lavoro e in economia, temi questi ultimi assai cai alle mo socialdemocrazie di ieri e di oggi.
Circa la storia post Liberazione, il leader Togliatti e in un certo senso anche il Di Vittorio finale non avrebbero avuto mai il coraggio di rompere definitivamente con l’URSS stalinista dopo l’invasione dell’Ungheria del 1956 (si veda discorso del secondo Congresso Provinciale del PCI del medesimo anno). Tanto meno, la svolta di Salerno, scelta di comodo per non dispiacere ai Sovietici. Altrettanto, l’amnistia, per inglobare nelle sue file le masse amorfe filo regime, come pure pseudo appare la “via Italiana del Socialismo”. C’è pure chi ha da dire sulla caduta del muro di Berlino. Un riversamento del modus cogitandi dei Comunisti dell’Est che anziché rafforzare le Socialdemocrazie occidentali, le avrebbero in un certo senso minate e contaminate per effetto della loro forma mentis rimasta ancora totalitaria, annientando così in esse l’anima riformista e rinnovatrice originaria
Rimedio? Lavorare per costruire senza tentennamenti una Sinistra a guida prettamente socialista, inserita nella storia italiana, europea e mondiale, senza perdere più tempo in discussioni ideologiche inutili e divisive. Urge ora più che mai rafforzare il nostro sistema democratico, garantendo a monte la diversità delle opinioni e la sintesi nelle decisioni finali ed operative. Evviva il Partito Socialista Italiano e Riformista.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.