Mario Bove, già dirigente socialista della prima Repubblica, vice sindaco di Foggia e detentore di tanti altri incarichi importanti, non c’è più. Come tutte le persone che hanno una straordinaria carica umana e intelligenza egli per lungo tempo ha lasciato il segno della sua presenza ed attività nella storia e nel sociale della nostra Capitanata. Classe 1945, era originario di Orsara di Puglia, come l’onorevole Mimì Romano, di cui era un seguace fedele (vedi Foto con Bettino Craxi a Foggia).
Se ne è andato in punta di piedi senza clamore, forse deluso dalla politica che ha segnato il passo in negativo negli ultimi decenni. Egli non aveva mai peli sulla lingua e ti diceva la verità in faccia senza timore e riserve ideologiche, come hanno fatto tanti altri con il cambio di regime, ossia dal primo al secondo centro-sinistra.
Bello e condivisibile il pensiero al riguardo espresso da Eustacchio Franco Antonucci, uno dei tanti della sua lunga lista di amici ed estimatori. “Di Te, Mario – scrive Antonucci – ricordo la genuità, la spontaneità, la chiarezza semplice. Ero diventato tuo amico soprattutto per la tua chiacchiera sincera. Con Te parlavo facile, di tutto, anche della nostra vita quotidiana. Eri il massimo della espansività umana, quella delle persone originali, che ti aprono il cuore, e ci rendono tutto più chiaro…”. Sono parole che fotografano l’uomo e le sue alte qualità morali ed umane.
Chi scrive, l’ha conosciuto la prima volta in Federazione, dove era impegnato come non mai nell’organizzazione del partito assieme ai dirigenti pro – tempore. In quell’ occasione lo scomparso gli comunicò che era reduce di una difficile operazione chirurgica sostenuta in quel di Milano che l’avevano salvato da una morte certa.
Gli confidai il mio male. Soffrivo di una otite cronaca, difficile da estirpare e che minacciava da un momento all’altro di rendermi completamente sordo. “Lasci fare a me!” – mi disse subito ed alzò la cornetta. Dopo aver parlato per alcuni minuti, mi comunicò: “Mi sono sentito con il primario “X” che mi ha operato al Policlinico di Stato a Milano. Mi ha detto che è disponibile a visitarti e a decidere il da farsi sul tuo caso”, fornendomi nel contempo il suo indirizzo e numero di telefono.
Una quindicina di giorni dopo ero in sede. Il primario mi visitò e mi sconsigliò l’operazione, trattandosi di un male cronico difficile da riparare e mi congedò senza senza chiedermi alcun compenso per il disturbo.
Da quella volta fui sempre molto grato a Mario e lo seguii in ogni dove. Ecco perché la sua scomparsa mi affligge tanto. L’ultima volta che ci ho parlato di persona risale ad una decina di anni fa. Ci incontrammo ai funerali di Gennarino Arbore, officiati nella centralissima Chiesa delle Colonne di piazza XX Settembre.Lo scorso anno mi mandò i saluti tramite mio figlio Angelo, impegnato nel 118 di Foggia, che l’aveva soccorso.
Uomini e dirigenti politici come lui non se ne trovano più, ma il loro seme promozionale pare che abbia fatto proseliti. Anzi passi da gigante. Infatti, si è ingrandito con i suoi eredi diretti ed indiretti. E’ una marea di gente che da un momento all’altro potrebbe venire allo scoperto, pronta a riprendere la guida della sinistra, ormai in crisi profonda.
—
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.