Negli ultimi decenni, l’assenza della politica nelle istituzioni a ogni livello è diventata un male oscuro. Anche a Rignano Garganico (qui nella foto di Michelarcangelo Orlando) e nel resto del Promontorio. È un fenomeno che non possiamo e non dobbiamo ignorare, perché la politica ha lo scopo di realizzare gli obiettivi promessi nei programmi elettorali. Quando mancano le idee, l’azione politica si blocca, portando a scontri moralistici e polemiche sterili, come già accaduto con Tangentopoli. Questa stagnazione finisce per rafforzare i cosiddetti poteri forti, dominati dall’economia e dalla burocrazia, che continua a regnare sovrana nonostante i numerosi tentativi di riforma promessi ma mai attuati.
Burocrazia e poteri forti: i veri padroni delle istituzioni
La burocrazia ha ormai sostituito l’idea democratica della scelta popolare, lasciando spazio a poteri non eletti da nessuno. Tutte le grandi riforme, comprese quelle legate alle libertà civili, furono approvate durante la Prima Repubblica, mentre la Seconda Repubblica non ha prodotto quasi nulla di significativo in oltre trent’anni. Al contrario, ha spesso ostacolato ogni tentativo di cambiamento con vincoli normativi e ostacoli burocratici. Questa mancanza di azione è il risultato di una classe politica impreparata e incapace di svolgere il proprio ruolo.
La politica di ieri e di oggi: un confronto impietoso
In passato, a formare i politici erano i dibattiti nelle sezioni dei partiti, dove si discuteva, si litigava, ma alla fine si raggiungevano obiettivi comuni come le riforme del lavoro, della sanità, della scuola e delle libertà civili. Oggi, invece, i leader politici sembrano emergere dalla strada, senza una preparazione adeguata, e la conseguenza è una gestione politica inefficace.
Negli anni ’80 e ’90, l’Italia cresceva: i giovani trovavano lavoro nelle fabbriche, nell’agricoltura specializzata e nel pubblico impiego. Tutti i settori avanzavano, compresa l’edilizia. Oggi, invece, il paese è in crisi, intrappolato in un’economia differenziata tra un Nord con bilanci positivi e un Mezzogiorno perennemente in difficoltà, nonostante i massicci investimenti della Cassa del Mezzogiorno e l’istituzione delle Regioni.
Basta con le divisioni ideologiche: torniamo al confronto delle idee
Per risollevare il paese non servono muri ideologici, forzature autoritarie o divisioni tra fazioni. Occorre, invece, un ritorno al confronto delle idee, alla discussione democratica e al rispetto reciproco. Solo così si può lavorare per il bene comune dell’Italia, mettendo da parte interessi personali e visioni intellettualistiche lontane dagli obiettivi del ’68.
Conclusione: evviva la politica vera!
È tempo di tornare alla vera politica, quella che agisce per migliorare la vita dei cittadini attraverso riforme concrete e un dialogo rispettoso. Evviva la politica! Evviva i partiti democratici di nome e di fatto!
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.