Tra i nomi degli uomini illustri da ricordare nella toponomastica di Rignano Garganico ci sarà anche quello di un brigante “buono”, distintosi per il suo credo ed eroismo in campo avverso durante le guerre pro Unità d’Italia. Il suo nome era rimasto finora sepolto sotto la coltre della “Damnatio memoriae” decretata da Piemontesi e Garibaldini contro i loro avversari.
Si chiamava Saverio Longo, di professione bracciante, appartenente a famiglia molto povera, giustiziato in quel di Foggia sul finir del 1861, dopo un processo sommario. Ecco i passi più significativi della sua biografia, contenuti nell’opuscolo “Uomini illustri di Rignano Garganico”, ebook a cura di chi scrive, edito nel 2012.
La lapide in suo onore sarà affissa in paese il 17 agosto 2024 in occasione di Borgo Divino (www.borgodivino.org).
Egli nacque a Rignano il 15 gennaio 1817 da Pasquale, bracciante, e Giuseppina Gaggiano, nella casa paterna in via Torretta.
Di statura bassa, robusto, arguto e vivace d’ingegno, studiò quanto bastava a saper leggere e scrivere in maniera rudimentale per poi passare a fare lo stesso mestiere del padre, bracciante a giornata nelle campagne del paese.
Nel 1861, già deluso da quanto la neonata nazione italiana andava operando per quelli come lui e per i paesi dell’ex “Regno duosiciliano”, fremette di sdegno quando assistette alla fucilazione di due ex soldati borbonici passati alla guerriglia e catturati dai bersaglieri. Gettò via i suoi attrezzi di lavoro, salutò i suoi genitori affranti e corse ad unirsi, assieme ad altri compaesani, ad una delle tante compagnie di insorgenti che si andavano formando in Capitanata. Longo combatté valorosamente dal Gargano al Tavoliere, dalle alture del basso Molise fino alla Basilicata, meritandosi l’ammirazione delle genti che desideravano il ritorno del legittimo re Francesco.
Alcuni mesi dopo, quando la lotta per la Patria che c’era, non ebbe più speranze, Longo abbandonò le armi e con le lacrime agli occhi e il veleno nel cuore provò a ritornare al paesello nativo, per rivedere la sua adorata mamma. Ma alle prime case del paese venne bloccato da due guardie nazionali, in giro di perlustrazione da quelle parti per un omicidio avvenuto il giorno prima.
Arrestato e tradotto in Foggia, il mattino seguente, dopo un brevissimo e sommario processo, fu fucilato nel cortile. Non volle essere bendato e prima di cadere gridò impavido di fronte al plotone d’esecuzione: Evviva l’Italia, Evviva le Due Sicilie! Veniva così spento ignobilmente e ingiustamente un valoroso figlio di Rignano, che con entusiasmo era corso con tanti altri giovani a difendere la “Patria che c’era – quella, secondo gli storici critici degli ultimi tempi – aggredita ed occupata”.
A fianco alla sua antica abitazione di Via Torretta, utilizzata finora dai suoi eredi sarà affissa una lapide ricordo e inserita assieme a tutte le altre degli uomini illustri per essere visitata dagli alunni delle scuole locali e dai forestieri durante l’annuale Presepe Vivente.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.