Nei giorni di “Tutti i Santi” e dei Defunti si rinnova a Rignano Garganico e in altri centri del Gargano un’antica e sentita tradizione, quella di chiedere doni a nome e per conto de “l’anime de li murte”. Si tratta di una sorta di questua condotta casa per casa da ragazzi ed adolescenti, quasi sempre soddisfatta dagli importunati, inteneriti nel cuore dal ricordo per le persone care scomparse.
Attualmente ad esercitare la pia “pratica” sono in pochi e quasi tutti ragazzi di ceto popolare e appartenenti alla fascia dell’obbligo.
Al contrario, fino agli anni ‘70 la stessa era assai diffusa ed investiva la totalità di ragazzi ed adolescenti, coinvolgendo perfino gli adulti. Di questo se ne parla con dovizia sia nel libro di Giovanni Camerino Coppe della Rosella, Foggia, Studio Stampa, Foggia, 1994, sia in Natale tra ieri ed oggi, usi e costumi di Rignano Garganico, Regione Puglia – Crsec Fg 27, 2000, entrambi a cura di chi scrive. Degli stessi riportiamo alcuni passi significativi: “ …I protagonisti erano soprattutto i ragazzi ma spesso partecipavano anche gli adulti. Circa la presenza delle donne, invece, si hanno notizie contrastanti, che variano a seconda dell’età degli intervistati. Se ne può dedurre che solo in un’epoca più recente le ragazze avevano il permesso di unirsi al gruppo dei giovani per girare per le strade del paese.
Le “compagnie” si recavano presso le abitazioni di parenti, amici, conoscenti, a cui chiedevano con insistenza doni e se ne andavano solo dopo aver ricevuto quanto chiedevano.
Nell’attesa che i padroni di casa aprissero la porta, venivano cantate, con accompagnamento musicale, delle strofe, a volte improvvisate, più spesso entrate nella tradizione popolare locale. Per conoscere le strofe più diffuse, gli alunni si sono recati, muniti di registratore, presso le abitazioni delle persone più anziane che conservavano ancora memoria di questa antica tradizione.
Ne è risultato il testo che viene trascritto qui di seguito: “Vuje è gne nzande e tutte lu sapite, purtame avande quiste figghje zite (bis)/ Vuje jè lu iurne delli murte / e damme l’aneme delli murte / Se me dà doje ficura écche, / je te ne porte inde Lamasécche…” (traduzione: Oggi è Tutti i Santi e tutti lo sapete, portami avanti queste figlie zite, cioè pronte per il matrimonio. Oggi è il giorno dei Morti/ e dammi l’anima dei morti/ Se mi dai due (un po’ di ) fiche secche/ io ti porto dentro Lamasecca (località boscosa nei pressi del paese)”. E così via.
Si girava con cesti con i fazzoletti legati a “quatte pizze” con il tascapane (di sacco o di tela grezza), a piedi o a dorso d’asino. Era consuetudine accompagnare il canto con gli strumenti musicali più svariati: chitarre, fisarmoniche, mandolino, organetto, tamburo, zigtebù, nacchere, acciarino, violino. A volte ci si accontentava di mezzi di fortuna (campane o coperchi di pentola…)”.
Circa le offerte – a quanto si legge più avanti- le stesse… ”consistevano prevalentemente in frutti di stagione: castagne, melacotogne, mandorle, noci, fichi secchi, carrube (“vainedde”), sorbe; ma anche: vino salsiccia, pancetta, patate, caciocavallo. I più fortunati ricevevano dolci fatti in casa o, in tempi più recenti, un’offerta in denaro, che veniva speso per l’acquisto di cibo da consumarsi durante il banchetto serale collettivo, che si teneva in casa di uno dei partecipanti…Il cerimoniale rivestiva più significati: per i ragazzi era un’occasione per stare insieme e divertirsi; per i fidanzati la possibilità di incontrarsi: a quei tempi le ragazze raramente avevano il permesso di uscire di sera da sole; per i più indigenti era l’occasione giusta per fare un buon pasto; per tutti era un’occasione per far visita a parenti ed amici solitamente poco frequentati”.
Comunque sia, il significato più profondo – secondo chi scrive- sarebbe stato quello di commemorare i defunti, offrendo qualcosa a chi lo chiedeva.
C’è di più. La sera di Tutti i Santi qualcuno lasciava la tavola imbandita per l’eventuale visita notturna dei propri morti. La maggior parte della popolazione rinnovava tale usanza la vigilia di Pasqua Epifania, allorché usciva in processione per le strade del paese. Guai a chi si permetteva di spiarli. La mattina seguente lo si trovava “stecchito” sul posto. Ma questa è un’altra storia.
Come si accennava, oggigiorno, la tradizione di Tutti i Santi, nonostante sia seguita da qualche sparuto gruppo, non è più unanimemente avvertita. Il suo declino ha preso il via dal secondo dopoguerra.
Tra le cause, l’emigrazione come fattore disgregante del tessuto sociale; il maggiore benessere e l’influenza della televisione sui comportamenti, sulle tradizioni, sulla cultura del popolo.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.