Continua a suscitare attenzione e commozione l’avvenuta intitolazione della Sala Museale dell’aeroporto di Amendola, al 1° Lgt Vito Del Vecchio dell’Aeronautica Militare, di cui abbiamo già dato notizia. Lo è soprattutto a Rignano Garganico, paese di origine dell’interessato ed anche a Foggia e dintorni dove lui era residente assieme alla famiglia, dopo la pausa iniziale della carriera trascorsa al Villaggio Azzurro di Amendola, dove i suoi due figli ambosessi sono nati e cresciuti ed oggi felicemente sposati con prole. Proprio in paese, l’anzidetta onorificenza è stata giudicata coralmente e con una punta di sano orgoglio campanilistico un traguardo non plus ultra mai raggiunto prima da un militare in servizio permanente, come il Del Vecchio. Lo è a prescindere da qualsiasi corpo e grado rivestito, compreso quello delle Forze dell’ordine.
Se si parla di medaglie bisogna andare tuttalpiù alle due grandi guerre. Nella seconda, l’unica ad ottenerla alla memoria è stata la Medaglia d’argento concessa post mortem all’ufficiale pilota Carlo Ricci, caduto alla fine del 1942 dai cieli di Mosca, mentre il resto delle medaglie e croci in entrambe le guerre hanno avuto una attribuzione e diffusione massiccia. Tuttavia, a gioirne maggiormente è il grosso pubblico degli amici e coetanei che conoscevano appuntino le virtù umane e tecniche dell’insignito per via del suo variegato impegno nel sociale. Era un soggetto buono e non sapeva mai dire di no a nessuno. Metteva la sua bravura fotografica e video a disposizione di tutti , specie se si trattava di stimolare i programmi e le azioni culturali delle associazioni. Era legato a doppio mandato soprattutto con il Circolo Culturale “Giulio Ricci”, dove partecipava pure la moglie Lina Campaniello, colta e rinomata pittrice onnipresente in tutte le mostre personali o di gruppo promosse in questi luoghi. Su Foggia, erano ospiti ed amici stretti del siriano Zahi Issa, col quale si intrattenevano ad ogni pie sospinto nel suo Circolo – Studio di Via Marchese De Rosa, 76, proponendo ed esponendo nei luoghi validi ed appetiti di mezza Italia.
Il Del Vecchio, oltre ad essere un ottimo fotografo ed elaboratore di fotografie era pure un valido cine-operatore, inizialmente impegnato nei matrimoni e nei battesimi di persone amiche, ma poi si diede anche in questo caso anima e corpo al pubblico, riprendendo iniziative culturali di rilievo qui e là e soprattutto quando aveva come obiettivo il famoso sito Paleolitico di Grotta Paglicci, l’immacolato centro storico di Rignano di origine e fattura medievale. Curò anche molte video-interviste. Tra l’altro, quella a Joseph Tusiani, di cui si è già scritto, a Palma di Cesnola (se non erro) e a tanti altri.
La molla di tutto fu, come già accennato, il suo carattere buono ed altruista. Aveva piacere di frequentare piccoli e grandi della società. Da ciascuno , diceva sempre, si può imparare qualcosa. Che il suo carattere fosse stato ben forgiato in famiglia, la dice lunga il suo vissuto errabondo alla ricerca del suo destino e scelta di vita. Fu addetto al Distributore di benzina, a Bresso (Milano) e in varie fabbriche in Germania.
L’altro pregio del Del Vecchio è che era una persona umile, anteponeva in luce sempre gli altri e mai sé stesso. Il Venerdì, quando c’era mercato nel Capoluogo, egli raccoglieva dall’usato i pezzi dei computer e li distribuiva in settimana tra chi ne avesse bisogno con lezioni ad hoc tra i giovani indigenti, specie di colore, che vivevano in periferia come a Borgo Mezzanone.
Si distingueva sempre, in linea con i suoi fratelli, ormai in maggioranza scomparsi, compreso il fratello Vincenzo, deceduto oltre un mese fa a 75 anni,. Anche quest’ultimo, impiegato all’economato-magazzino dell’INPS di Foggia, era l’ultima ruota del carro in termini di grado e funzione ma sempre primo in termini di pronto servizio e disponibilità per tutto il personale e il sociale in genere. Resta indimenticabile, come l’altro, per tutto il personale dell’Istituto, attivo o in quiescenza, e soprattutto per la povera gente, a cui non sapeva dire mai di no.
Sono esempi di vita che segnano ed insegnano e pertanto non vanno mai cancellati dalla memoria collettiva, specie da parte dei giovani che navigano a vista in un mondo sempre più grigio e senza prospettive. Addio, Vito, addio, Vincenzo! Non vi dimenticheremo mai!
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