Il libro “I Portali...”, nonostante sia andato in vetrina nel 1997 con plauso dei Pasquale Soccio, dei Cristanziano Serricchio, dei Pasquale Ognissanti, dei Sergio D’Amaro e dei tanti altri nobili censori e critici del momento, continua a suscitare interesse tra gli odierni studiosi, lettori ed amanti dei beni culturali locali.
Lo stesso, con foto di Giuseppe Orlando, promettente fotografo del tempo di Rignano Garganico, di Nicola Daniele, autore tra l’altro dell’immagine zoomorfa in testa alla copertina, e di Domizio Nardella, firmatario della prima panoramica della città, costituisce una delle tante chicche dell’editoria pubblica della Regione Puglia – Assessorato alla Cultura, alias Crsec distrettuale di San Marco in Lamis. E ciò persiste malgrado l’anzidetta struttura sia stata chiusa da decenni , assieme a tutte le altre, con competenze trasferite ai Comuni. Una fine, quest’ultima, giudicata da molti immotivata e leggera, per via della loro riconosciuta e tangibile funzionalità sul piano della crescita culturale dei luoghi di competenza e di azione.
Secondo altri esperti, nonostante gli oltre vent’anni trascorsi, la sua vitalità e funzione originaria si fa ancora sentire. La si avverte quando ci capita tra le mani una sua antica pubblicazione. E’ il caso de “I portali, testimonianze di pietra …di San Marco in Lamis”, pp. 172.
Autore e curatore in toto è Antonio Del Vecchio, giornalista di lungo corso e scrittore, al tempo animatore acceso e coordinatore delle attività sul territorio di competenza e in qualche caso sull’intera provincia.
Abbiamo tirato fuori questo argomento per via della originalità ed attualità dei suoi contenuti che suscitano e potrebbero alimentare ancora interesse tra le nuove generazioni, costrette oggigiorno ad obliare le questioni interessanti per la loro crescita complessiva, per favorire inconsapevolmente la cultura asettica di massa, detta a torto globale, ossia quella predicata e praticata dai Social.
Il libro in menzione offre lo spunto per conoscere e far conoscere la città dal punto di vista dello sviluppo edilizio, urbanistico e geografico in genere e nel contempo le relative maestranze che hanno operato via via nel corso dei secoli, offrendoci uno spaccato concreto della sua immagine complessiva e delle sue particolari bellezze lapidee, rappresentate dai Portali e dagli altri arredi scultorei ed immaginifici.
Da evidenziare che il libro non appena uscito suscitò un clamore ed interesse spropositato tra l’intellettualità e il savoir faire critico del momento. Ci fu una vera e propria corsa alle recensioni con scritti ad hoc apparsi qui e là sui giornali più in vista e letti dell’epoca.
Il riferimento è, come si accennava , ai citati Soccio, Serricchio, Augello, al Sovrintendente Archeologia, Beni AA. e Paesaggio della Daunia, Tomaioli, D’Amaro, ecc. Di questo e di più intendiamo ripubblicare tutto. Tanto, allo scopo di invogliare i giovani a riscoprirne l’interesse.
C’è di più. Pare che in tempi più recenti ad ispirare l’architetto – artista di fama mondiale, Antonio Pio Saracino nell’ipotizzare e concretizzare il grande Arco o Portale di Piazza Europa sia stato proprio questo importante pezzo identitario della città, quello appunto dei decantati Portali.
L’altro scopo che ci preme raggiungere, infine, è di spingere l’autorità amministrativa elettiva a farsi carico assieme alla Biblioteca pubblica di questa preziosa eredità regionale con l’obiettivo della ristampa di un congruo numero di copie del citato libro. Così da rifornire ed accontentare tutti, docenti e studenti delle Scuole sammarchesi di ogni ordine e grado.
Evviva i libri evviva la cultura! Ecco di seguito le annunciate recensioni – testimonianze, con la speranza che le stesse vengano lette e gli obiettivi raggiunti:
Pasquale Soccio I Portali Memorie di pietra nella vita quotidiana di San Marco in Lamis a cura di Antonio Del Vecchio è nel suo complesso un buon libro.
Lo è innanzitutto per l’originalità del tema, perché mette a fuoco un aspetto e un mondo quasi del tutto sconosciuto e bistrattato dalla cultura in voga, come è quello dello scalpellino e delle sue invenzioni lapidee tese ad abbellire questo o quel palazzo o chiesa, questa o quella casa fino alla più umile dimora della nostra città.
Grazie al libro di Del Vecchio, questo mondo di pietra, dopo diversi secoli e decenni di assoluto silenzio, finalmente si anima e parla. Parla, attraverso i portali, l’armoniosità dei suoi archi a vario sesto, le decorazioni degli elementi compositivi, la lettura ed interpretazione delle iscrizioni e dei simboli a bassorilievo.
Questi ultimi racchiusi di solito nella chiave d’arco, nello stemma e talvolta anche sui piedritti. E’ un mondo che si fa storia, attraverso la riscoperta e conoscenza del nome dei suoi principali artisti e in alcuni casi dei committenti dell’opera e del loro censo.
L’indovinata e ragionata esposizione attraverso gli itinerari e l’esauriente corredo fotografico stimolano, inoltre, nel lettore la curiosità di provare dal vivo i percorsi proposti .
Il tutto è raccontato e descritto con precisione e si rende leggibile grazie allo stile e al linguaggio semplice e piano usato dall’autore, che ho avuto modo di apprezzare in più di un’occasione, specie sulle pagine de La Gazzetta del Mezzogiorno.
Avverto, infine, qualche lacuna per quanto riguarda l’inquadramento storico, che potrebbe essere rimediata con una rivisitazione dei testi consultati e l’ampliamento della ricerca bibliografica e scientifica.
Auguro che in futuro si faccia di più e meglio sulla va lorizzazione di tanti altri beni culturali che adornano la nostra città.
Cristanziano Serricchio //Si moltiplicano le iniziative per offrire agili strumenti conoscitivi ai pellegrini che si recheranno sul Gargano per il grande Giubileo dell’anno Duemila.
Una guida documentata e ricca di illustrazioni, curata da Antonio Del Vecchio per il Centro Regionale Servizi Educativi e Culturali di San Marco in Lamis, riguarda I Portali di questo centro, attraversato dalla SS.272, l’antica ‘via sacra dei Longobardi’, che dalla chiesa di S. Maria di Stignano porta al convento di S. Matteo, alla Tomba del beato Padre Pio in San Giovanni Rotondo e alla millenaria Grotta dell’Arcangelo Michele.
Percorrendo i sei itinerari suggeriti dall’autore, i visitatori potranno scoprire nei portali ad arco, negli stemmi e negli abbellimenti lapidei delle case, tra i vicoli del centro storico, dalla Palude al Trono e ai quartieri circostanti, l’evoluzione della tipologia edilizia e dell’impianto urbanistico, e, direi, la vita quotidiana, dal medioevo, quando il borgo antico contava appena una cinquantina di ‘fuochi’, agli inizi del ‘900 quando registrava una popolazione di oltre quindicimila abitanti.
I vari motivi, umani, zoomorfi e floreali, le date e le lettere, scolpiti dagli scalpellini locali sugli architravi, e in particolare sulle chiavi ad arco, testimoniano, per le originali lavorazioni, la presenza di una tradizionale e fiorente attività artigianale, che si estendeva dal campo della pietra a quello del ferro, del legno e dell’oreficeria.
Tali memorie stanno a documentare anche le condizioni sociali ed economiche dei proprietari, dai più umili ai benestanti, distinguendosi ognuno
Pasquale Ognissanti //Antonio Del Vecchio //: I Portali Memorie di pietra nella vita quotidiana di San Marco in Lamis Centro Regionale Servizi Educativi e Culturali Distretto FG / 27, San Marco in Lamis, 1997, pp. 172 Il ‘cammino’ di questo volume va al di là della demografia ed urbanistica della città, con tutte le connessioni umane e storiche; al di là della tipologia edilizia e dell’impianto urbano, con la evidenziazione della valenza della maestranza locale (operante sul marmo e sulla pietra).
Qui, le parole ed i sentimenti sono ‘pietre’, memorie visibili e palpitanti.
Gli architravi, i frontoni, i timpani, le decorazioni, le datazioni trasudano umori, travagli e sforzi immani di ‘formiche’ laboriose, dalla volontà incrollabile, tese a costruirsi un ‘sito’. E l’artigianato, così, si fa arte, seguendo il ricco filone della tradizione garganica e daunia (Acceptus, David magister, Guglielmo, Giordano, e così via).
Gli stilemi, con archi a tutto sesto, tra beati con bassorilievi, caratterizzano la capacità inventiva di un popolo che nei secoli ha saputo creare ed innalzare chiese, conventi, castelli, fortificazioni, mura, con visioni fantastiche e sublimi, dando vita ad un’arte autoctona, ben individuabile e ben visibile, nonostante i molti guasti.
Un libro, quello di Del Vecchio, che va letto con la visitazione in loco, non alieno dai percorsi culturali e religiosi del 2000. E se questo è stato l’intento di chi l’ha curato, crediamo che egli ci sia riuscito in pieno. S.Marco in Lamis (e tutto il Gargano), anche per questi contenuti artistico popolari, va visitata, fruita e ‘goduta’.
(da Il Corriere del Golfo, n. 2 del 9/03/1999, pag. 28 CULTURA)
Leonardo P. Augello //Per un volume che onora gli artigiani dello scalpello pugliese
I PORTALI DI SAN MARCO IN LAMIS MEMORIE DI PIETRA ED ESPRESSIONE DI EVOLUZIONE STORICA,
Crsec Fg/27.
Dopo le precedenti esperienze editoriali di ricerca sul territorio, il Crsec Fg/27 di San Marco in Lamis, in collaborazione con l’Amministrazione comunale e la Scuola Media Statale ‘Pascoli’, ha pubblicato un volume dal titolo I Portali, memorie di pietra nella vita quotidiana di San Marco in Lamis. L’introduzione, i testi e le didascalie sono stati curati da Antonio Del Vecchio, operatore del Centro promotore, mentre l’apparato fotografico è stato realizzato da Giuseppe Orlando e Antonio Accadia.
Il libro tenta, attraverso tappe toponomastiche, di ripercorrere il filo della memoria cittadina e dello sviluppo urbanistico degli ultimi due secoli. Si tratta di documenti litografici, in cui le pietre diventano espressione di un’evoluzione storica passata a recente.
Gli itinerari ripetono i vari piani di edificazione e costruzione di nuovi anelli abitativi a spina di pesce, soprattutto intorno al centro abitato, occupando man mano le pendici dei monti che circondano la valle sammarchese.
I portali presenti nel volume ricalcano la mano esperta e laboriosa di avveduti artigiani dello scalpello, frutto di una alacre tradizione in loco di ottima fattura.
Si nota una certa tendenza a far prevalere nella costruzione dei portali gli archi a tutto sesto più che a sesto acuto; ciò è dovuto forse all’uso pratico che essi dovevano svolgere. Oltre all’aspetto preminentemente decorativo va aggiunto quello di vettore di luce, soprattutto nei numerosi sottani, costruiti per lo più senza finestre; oppure nei vestiboli, quasi tutti ciechi, dei grandi palazzi signorili.
Il taglio del volume risente molto di una impostazione tipicamente giornalistica per la prevalenza di elementi più propriamente cronachistici e informativi, piuttosto che di un’analisi storica vera e propria. Infatti la fonte principale dell’intero excursus lapideo è affidata alla viva voce di scalpellini e muratori del posto (De Sol e Tantaro) che divengono, nel contempo, il documento diretto di una informazione nel complesso dettagliata. Anche il profilo decorativo dei portali è analizzato con un linguaggio asciutto e lineare, tipico di certi servizi di reportage.
Il volume comunque costituisce di per sé un punto fenno, come stimolo ad intraprendere nuove ricerche nell’ambito del sommerso in modo da garantire la continuità temporale di un passato che non può morire.
(dal quotidiano Puglia, venerdì 16 gennaio 1998, p. 15 Cultura) qualità di decorazioni, di fregi e di forme architettoniche. Si potrà comprendere come la ‘civiltà delle pietre’ abbia caratterizzato il Gargano, dal paleolitico lungo millenni sino al secondo dopoguerra quando l’avvento del cemento ha dato vita a strutture edilizie omologate e anonime.
Il volume è un invito a conservare e valorizzare il particolare patrimonio storico, artistico e culturale delle nostre città.Un volume che onora gli artigiani dello scalpello pugliese
Sergio D’Amaro Portali. Memorie di pietra nella vita quotidiana di San Marco in Lamis, a cura di Antonio Del Vecchio. Passeggiata tra le pietre. Visto che i Comuni interessati al prossimo Giubileo si debbono dotare al più presto di utili strumenti per affrontare il flusso turistico che li attende, ecco che una guida come quella curata da Antonio Del Vecchio per il Centro Regionale Servizi Educativi e Culturali di San Marco in Lamis, I Portali, Memorie di pietra nella vita quotidiana di San Marco in Lamis (Regione Puglia Crsec Fg/27, 1997, pp. 172, viene a soddisfare un’esigenza non più rinviabile. Nel lavoro di Del Vecchio sono protagonisti i portali di un paese garganico che si trova sulla strada privilegiata di passaggio per raggiungere il convento dei Cappuccini di San Giovanni Rotondo, reso famoso nel mondo dalla presenza di Padre Pio da Pietrelcina (proprio di recente proclamato ‘venerabile’ e prossimo alla beatificazione). Del Vecchio appronta sei itinerari storico-turistici, lungo i quali, mediante l’ausilio di una cartina topografica e un vasto apparato di illustrazioni, è facile muoversi alla ricerca delle testimonianze di una sorprendente ‘cultura della pietra’.Una cultura ricca almeno fin dall’Ottocento, quando le classi sociali tendono a differenziarsi più sensibilmente e a marcare l’ascesa delle proprie fortune anche con visibili segni esteriori. E’ nel vecchio centro storico del paese, concentrati soprattutto lungo i due corsi principali, che fioriscono i portali architravati, stemmati, fregiati, a seconda delle tasche o della ‘presunzione’ dei proprietari. Motivi zoomorfi, vegetali adornano le chiavi d’arco, oppure semplici incisioni dell’anno di costruzione. Il materiale base è la pietra locale, calcarea, che una gloriosa schiera di scalpellini ha modellato secondo tecniche tramandate di generazione in generazione (a San Marco in Lamis essi si chiamano soprattutto De Sol, Gravina, Tiani). Per i lavori di pregio si ricorre ad altre pietre, come quella di Apricena, che oltre ai portali adornano specialmente gli interni insieme ai marmi di più lontana provenienza. Una passeggiata tra le pietre che è, insomma, anche ritrovare un pezzo non secondario di storia materiale e sociale di un paese meridionale che, avviato lentamente allo sviluppo, non vuol rinunciare alla ricchezza della sua memoria e alla dignità, anche se modesta, di un suo passato ‘artistico’.(da Il Provinciale, Anno IX – n. 12 – Dicembre 1998, p. 4)
Nunzio Tomaiuoli, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Foggia// Intelligenza … sparge in ogni parte i libri, i musei, le scuole, le studiose associazioni. Il dover nostro è di conferire le poche fòrze nostre a questa impresa comune dell’umanità.
Carlo Cattaneo
Ogni pietra percossa dalla mano dell’uomo racconta il nostro passato.
Questo modo di leggere la storia trova riscontro e sintesi nel titolo dell’agile volume I Portali. Memorie di pietra nella vita quotidiana di San Marco in Lamis, curato da Antonio Del Vecchio e pubblicato dal CRSEC/FG27.
E’ un libro che merita attenzione perché innesca curiosità e promuove stimoli.
A differenza di altre pubblicazioni che hanno trattato analogo argomento – cito, ad esempio, quelle sui portali di Bovino, di Sant’Agata di Puglia e di Vico del Gargano – questa offre una articolata e suggestiva mini-storia del progresso demografico ed urbanistico di un antico centro demico del Gargano che, da umile borgo feudale, guadagna, sul finire del secolo XVII, il titolo di città.
Nelle premesse, infatti, il volume rammenta le direttrici dell’espansione urbana e la formazione dei quartieri; descrive le tipologie abitative e le tecniche costruttive; considera la forma, la materia e il valore dei portali; scioglie, infine, un canto alla memoria di una lunga schiera di scalpellini sammarchesi rivelandone i nomi, i volti e le esperienze artistiche politiche e sociali maturate anche in paesi d’oltremare.
Anche il repertorio fotografico disposto nel volume ha un pregio. Le immagini scorrono lungo ‘sei itinerari’ urbani che segnano, a loro volta, anche i confini degli antichi quartieri intra ed extra moenia del ‘centro storico’.
Cosa sono gli ornati lapidei che avvolgono gli usci delle case di un antico insediamento urbano?
Nobili conci che, a volte, dichiarano il tratto sociale del committente, altre volte additano l’appartenenza del bene; non di rado, esaltano la valentia dell’artigiano; sovente, indicano l’anno di costruzione della fabbrica; sempre conferiscono ornamento e dignità anche alle più modeste case.
Sono echi di una storia collettiva, testimonianze che rimandano a fasi di sviluppo economico del paese, a momenti intensi di produzione edilizia, al senso estetico degli abitanti, all’abilità degli scalpellini locali di produrre arte.
Se questi portali sono testimonianze di una storia collettiva, emerge che essi hanno anche una natura morale e, come tale, vanno salvaguardati per non dissipare l’identità culturale di un paese.
Di qui l’urgenza del loro recupero, anzi del recupero edilizio di tutto il ‘centro storico’ di San Marco in Lamis, ardentemente auspicato dal curatore del volume.
Dalla lettura di questo libro emergono altre riflessioni di carattere generale.
Il ‘centro storico’ non è solo un semplice aggregato abitativo. E’ anche un ‘luogo’ in cui, nel corso di secoli, si sono svolti processi di sviluppo economico, espresse azioni politico-amministrative, appianati contrasti di interessi pratici, coltivate forme di solidarietà e pratiche di pietà, manifestati rapporti tra abitanti ed ambiente circostante.
Ne consegue che ogni intento progettuale colto alla salvaguardia ed al riuso del patrimonio edilizio del ‘cuore antico della città’ non può sottrarsi al compito del recupero della ‘cultura del luogo’.
(Servizio di cronaca per La Gazzetta del Mezzogiorno, 4 gennaio 1998)
De “I Portali” ne parla ancora il Soccio. Lo fa convocandomi un giorno a casa sua in Corso Giannone. Egli mi racconta che nei pressi della chiesa di Santa Chiara c’era un portale ad arco a tutto sesto del ‘600, assai ammirevole. Tanto da essere notato e considerato da parte di un acuto critico d’arte, come Carlo Barbieri de il Mattino di Napoli, ospite in paese, negli anni ’30, di Don Matteo Piccirella, di cui Soccio, come l’altro, era molto amico. Precisa, altresì, che un giorno mentre si trovava a passeggiare in compagnia dei due lungo il Corso Umberto I (oggi, Matteotti), il Barbieri ad un certo punto si fermò davanti al portale e disse queste testuali parole ‘E’ un armonioso arco degno di attenzione’, che va ammirato e salvaguardato.
Come non detto. Ora il portale non c’è più. Da qui l’interesse comunale, a stendere un Piano Regolatore ad hoc capace di salvaguardare e valorizzare la storia urbanistica della città.
Da rilevare ancora sul tema un’altra notizia importante., scaturita dalla visita compiuta dal grande scrittore e narratore, Riccardo Bacchelli che nel descrivere l’aspetto urbano e il paesaggio di San Marco si sofferma sulle sue particolarità. Tra l’altro dello sviluppo del caseggiato antico a spina di pesce e dei portali in pietra che adornano le case.. Il tutto è contenuto in un racconto di” Il Brigante di Tacca del Lupo“,
In conclusione, sono i Portali di cui si è scritto, l’aspetto identitario più marcato e constatabile a prima vista di San Marco, Aspetto, evidenziato a quanto già scritto dallo stesso architetto Saracino, autore dell’ultimo ed originale Arco moderno e composito in tutto a ciò che lo circonda.
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