Vincenzo Demaio, l’uomo scherzoso e buono, non c’è più. Aveva 69 anni. E’ volato al cielo l’altra notte, mentre tornava a casa in pullman assieme alla moglie Pasquina. Tutto è accaduto all’improvviso, per cui i soccorsi del Servizio 118, da subito attivati, hanno potuto fare ben poco, se non constatarne il decesso.
Forse un infarto alla base della dipartita terrena. L’uomo era un volto noto ed empatico a tutti in paese. Lo era per stile e condotta di vita. Era considerato una sorta di “compagnone”, sempre pronto a farsi in quattro per aiutare il prossimo, indipendentemente dalla conoscenza, amicizia e parentela.
Quando ti incontrava in strada era sempre il primo ad alzare la mano per salutarti con l’eterno sorriso sulle labbra.
Da una decina di anni era in pensione anticipata, come ex-dipendente Sofim di Foggia, dove fin da giovanissimo svolgeva il suo mestiere di metalmeccanico.
Poteva fare l’impiegato o il capo squadra, perché aveva il titolo per farlo. Infatti, era perito industriale, diplomatosi a tempo debito presso l’ITIS “Di Maggio” in San Giovanni Rotondo.
Ma il destino non lo aiutò. E questo un po’ per via della concorrenza, un po’ per via della sua innata umiltà. Comunque sia fu sempre soddisfatto delle sue scelte importanti nella vita, anche perché come ultimo genito fu sempre favorito dalla famiglia per ciò che concerne la scuola.
I genitori, specie il padre Nicola volevano che si laureasse e diventasse un dirigente. Non sarà così.
Giovanissimo si iscrisse al Partito Socialista Italiano, allora fiorente a Rignano Garganico, per via di novità e idee. Lo troviamo accomunato a frequentare la sezione PSI di Largo Palazzo assieme ai suoi amici e compagni stretti, Angiolino e Peppino, inseparabili. Qui si incontravano tutte le sere per imparare a “far politica”. Il terzetto era assai stimato dagli amici non solo di partito, ma dai coetanei, perché era uno semplice e buono.
Fu tra i primi ad essere assunto alla SOFIM, assieme ai circa quaranta compaesani. La più alta percentuale della provincia di Foggia. Nel 1978, dopo qualche anno di fidanzamento, sposa la sua Pasquina, l’unico amore della sua vita.
Dall’unione nascono Nicola (classe 1978, per gli amici Nico) e dieci anni dopo Michele, entrambi occupati ed affermati altrove.
Sono quelli che ora soffrono di più, perché dopo le scuole frequentate a Manfredonia, hanno preso il largo per una occupazione decorosa.
Vincenzo dopo aver trascorso parecchi anni a Manfredonia, rientra in paese, dove si stabilisce definitivamente e come si dice in gergo “tira a campà” tra gli amici di sempre.
Il riferimento è ai soci dell’Associazione dei Cacciatori “La cascina”, che ora sono i più addolorati per la perdita del loro compagno, perché era quello più attivo a rallegrare i discorsi e le iniziative del sodalizio con le sue battute e le sue scelte singolari.
Addio, Vincenzo, la famiglua, i compagni e la comunità tutta non dimenticheranno mai il tuo essere scherzoso e la tua empatia, che scaturiva da ogni tuo passo e gesto!
Oggi i funerali in Chiesa Madre a Rignano.
Che la terra ti sia lieve.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.