Tra i firmatari del progetto di “Monte Sant’Angelo Capitale della Cultura 2025” ci sarà anche quella di un rignanese illustre. Si tratta di Felice Limosani, autodidatta ed artista nato. Già famoso dj a Panarea ed ora interprete ed innovatore delle Digital Humanities, che vive a Firenze e progetta ed opera in tutto il mondo. Già reduce – come si ricorderà – della riuscita esperienza di “Matera Capitale Europea della Cultura” di qualche anno fa e dei due a livello nazionale del 20 e 21.
Il titolo di Capitale italiana della Cultura, voluto fortemente dal Ministero omonimo retto da Dario Franceschini viene conferito per la durata di un anno e la città vincitrice riceve per la realizzazione la somma di un milione di euro per la realizzazione del progetto. Il Dossier che riguarderà appunto tutto ciò che si dovrà realizzare nel corso di un anno, sarà presentato entro il 13 settembre prossimo, per essere valutato in alto da una apposita commissione di 7 esperti. La scelta riguarderà, oltre a Monte Sant’Angelo , altre quindici realtà italiane di grande spessore culturale e religioso. Basti pensare per dirla tutta, per esempio ad Assisi.
La notizia della presenza del Limosani non appena si è sparsa in paese è stata accolta con vivo compiacimento ed orgoglio da tutti i cittadini, avendo qui il personaggio non solo il riferimento di nascita ma anche larga parte della sua famiglia di provenienza paterna. Ed è proprio per questo, che l’interessato è stato insignito il 17 agosto scorso del premio “Jalarde 2022”, nome popolare della famosa grotta Paleolitica “Paglicci” e dell’omonimo Museo. Antro – rifugio, il primo, che ospitò per molti decenni dell’Ottocento il capo brigante Gabriele Galardi.
Da questo punto di vista, se il progetto andrà in porto, anche Rignano potrà fare e dare la sua parte di importanza all’evento, rappresentando in termini di bene culturale l’aspetto umano più arcaico del Promontorio. Lo è, oltre con le tombe arredate e i resti scheletrici sparsi, con i graffiti naturalistici e la pittura parietale dei cavalli, le più arcaiche espressioni artistiche dello Stivale; con residui di farina d’avena di 32 mila anni fa, con la presenza di reperti che abbracciano l’intero Paleolitico (inferiore, medio e superiore) ed ancora con le altre tante novità che potranno emergere di volta in volta dagli studi in corso da parte dei massimi esperti italiani ed internazionali.
Nulla da aggiungere a quanto già dichiarato o scritto finora, compresa la significativa dichiarazione del vice Presidente della Giunta Regionale, Raffaele Piemontese. Anche in questo caso, sin dalla sua origine, allorché Rignano, sorto in epoca bizantina, come testimonia la Torre circolare annessa al Palazzo Baronale, fu una delle realtà legate al dominio del Conte Enrico e al culto Micaelico fin dal 1081. Non a caso aveva un portale (abbattuto nel 1869 con l’avvento dello stato unitario)per quanto riguarda la storia e cultura micaelica, assai avvertita nella comunità con testimonianze di edicole nel centro storico.
C’è di più il rapporto stretto tra i due centri si rafforza in periodo doganale, essendo entrambi i due unici centri del Promontorio ad essere titolari di Locatione all’interno della Dogana. In tempi più recenti a rafforzare il rapporto unitario sul piano territoriale l’istituzione ed amministrazione prima della Comunità Montana del Gargano e successivamente dell’Ente Parco. Per tutti questi motivi e la storia che accomuna i due centri sicuramente Rignano sarà una delle colonne portanti dell’intera iniziativa. E questo sia sul piano di progettazione sia su quello esecutivo, in caso di scelta definitiva e di nomina.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.