Non per niente la sua voce come si ricorderà si elevò alta in occasione della tassazione IMU dello scorso anno. E questo non a torto. Infatti, gli anzidetti terreni (per lo più polverizzati fino all’infinitesima potenza, per motivi originari e per effetti di successione) da circa mezzo secolo incolti, abbandonati e forse anche occupati. Qui secondo gli interessati, non ci sarebbe neppure da fare richiesta, in quanto la situazione è lapalissiana ossia non c’è alcuna traccia di seminativo, di frutteto ed anche di arborato, ormai distrutti da chissà quando per incuria dell’uomo ed usura del tempo. Fa sorridere, poi, guardare le indicazioni e specificazioni contenute nelle carte, da cui si evince la presunta ubertosità di siffatti luoghi. Per la maggior parte di essi l’accesso appare addirittura vietato vuoi per le modifiche apportate dall’uomo, vuoi per l’intervento della natura che ha reso la zona inselvatichita ed irraggiungibile. A quanto si apprende, la variazione del reddito dominicale (art.29-ex art.26 – del DPR n. 917/1986) sarebbe possibile in caso di: sostituzione della qualità di coltura presente in catasto con un’altra di maggiore o minore reddito; diminuzione della capacità produttiva del terreno per naturale esaurimento o per cause di forza maggiore (frane erosioni, ecc.) oppure per infestazioni e malattie interessanti le piantagioni, con riduzione della capacità produttiva in maniera radicale. La richiesta di avvenuta variazione va presentata all’ufficio preposto dell’agenzia dall’interessato con l’indicazione di tutti i dati sia relativi al possessore sia alla cosa posseduta. Nonostante la questione interessa la totalità della popolazione rignanese, saranno pochi quelli che chiederanno la variazione. E questo per effetto della disorganizzazione che regna sovrana e della polverizzazione dei beni. Quindi, secondo i bene informati, il treno anche questa volta passerà, lasciando a terra i viaggiatori, così come lo è stato nei decenni passati, a meno che non avvenga il miracolo, ossia che l’Ente pubblico faccia una verifica d’ufficio e metta in chiaro una volta per sempre la realtà che tutti conoscono, ma che nessuno considera. Gli altri centri interessati alla revisione in parola sono: APRICENA; CHIEUTI; ISOLE TREMITI; LESINA; POGGIO IMPERIALE; RIGNANO GARGANICO; SANNICANDRO GARGANICO; S. PAOLO DI CIVITATE; SAN SEVERO; SERRACAPRIOLA; TORREMAGGIORE. Ecco che cosa mi scrive e consiglia in proposito, Roberto Carchia, agronomo, responsabile della sezione Estimi dell’Ordine proessionale di Foggia: “Caro Antonio è opportuno sottolineare come sia dovere del coltivatore denunciare all’agenzia del territorio la situazione di grave disagio in cui versa il fondo oggetto di accertamento a mezzo dell’apposita modulistica denunciando reddito agrario e dominicale pari a ZERO senza se e senza ma. Al termine dell’istruttoria da parte dell’ Ufficio che attribuirà inevitabilmente un reddito inesistente va fatta allo stesso esplicita richiesta di accertamento da parte dello stesso sulle modalità tecnico estimative con cui si è giunti a quel reddito basato sulla analisi dei costi e dei ricavi reali e ordinari per la zona presa in oggetto. In ultima analisi è d’obbligo ricorrere in commissione tributaria per far valere le proprie sacrosante ragioni. Un abbraccio, Roberto. N.B. fai una piccola sintesi e inseriscilo evidenziando come tutto ciò spetterebbe alle professionali agricole, sempre più interessate a presenziare le vetrine di un’ agricoltura virtuale dell’expo che a difendere i coltivatori dai gravi soprusi e vessazioni di uno Stato iniquo e Tiranno col solo scopo di fare cassa ad ogni costo”.